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«Ricordo l’amico Giovanni Galli: dalla torre di Boccioleto alle grandi vette alpine. Una vita di sfide, passione e tragedie»

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«Ricordo l’amico Giovanni Galli»: l’alpinista valsesiano Danilo Saettone, unito a lui dalla passione per la montagna, racconta la sua storia.

«Ricordo l’amico Giovanni Galli»

Qualche tempo fa la montagna ha perso un grande amico e conoscitore: si è spento l’alpinista quaronese Giovanni Galli. Lo ricorda ora l’amico Danilo Saettone, anche lui appassionato alpinista.

Una primavera di sessant’anni fa

«Erano le Feste Pasquali di 61 anni fa – scrive Danilo Saettone – Allora la Pasqua, per gli amanti dell’alta montagna, segnava il cambio di stagione, di passo e di luoghi: dallo sci di pista degli stretti orizzonti di Mera a quelli più ampi dello sci-alpinismo; e la settimana santa era l’occasione di evasioni extraterritoriali. I gemelli Galli, Gianni e Fausto, con altri due amici sono al Colle Del Gigante del Monte Bianco, schierati con gli sci sulla linea di pendenza, con le punte rivolte verso la Vallée Blanche e Chamonix; con una spinta delle racchette i quattro danno inizio alla Haute Route sciistica che in sette giorni li porterà fino a Saas Fee».

L’amicizia

«Il sodalizio con Gianni e Fausto ha origine frequentando la scuola di alpinismo del CAI di Borgosesia degli anni 50, dove l’esperto alpinista Adolfo Vecchetti istruiva i giovani verso l’apprendimento corretto di questo sport che si differenziava sostanzialmente dall’escursionismo. Quando si parla di Gianni Galli, in quegli anni, non si può non nominare il fratello gemello Fausto in quanto erano un tutto unico».

La torre

«Il corso di alpinismo ci porterà ad esercitarci in parete prima sui sassi del Tovo, poi sull’ardita Torre di Boccioleto, palestra scoperta da un giovanissimo del Tovo, un certo Giorgio Bertone che, nonostante la giovane età, aveva già le idee molto chiare a proposito. Gianni e Fausto sono fra le prime cordate a cimentarsi con le verticalità della Torre. Gianni farà da secondo a Giorgio quando “il giovane” attrezzerà la strapiombante fessura che caratterizza la parete nord. Sono gli anni in cui, nell’attività alpinistica, il binomio Fausto – Gianni (e viceversa) è inscindibile».

La preparazione

«Dopo la Torre, le aumentate capacità tecniche dei “ragazzi del Tovo” esigevano una palestra di livello superiore che non poteva essere che la Grigna, dove si erano forgiati i migliori alpinisti lombardi che, essendo a metà strada tra le Alpi occidentali fatte di roccia e ghiaccio e quelle orientali di sola roccia ma di grande verticalità, avevano saputo coniugare le due specialità (vedi Cassin con la Cima Grande di Lavaredo e la Parete Nord della Grand Jorasse sul Monte Bianco ). Fausto e Gianni si forgeranno sul Sigaro, sul Nibbio, sull’Angelina, sul Fungo, sul Medale e altre montagne ancora, dove consumeremo insieme i fine settimana».

In vetta

«Le palestre non devono essere il fine di se stesse, l’alpinismo contempla l’arrivo in vetta come premio dell’ardire, ed ecco Fausto, Gianni, Giorgio e Danilo ai piedi di quella piramide di roccia e ghiaccio del Cervino con l’intenzione di guadagnarne la cima, non per la via normale italiana, ma per la svizzera spalla di Zmutt; tentativo andato a vuoto a due terzi del percorso presso i denti di Zmutt per eccessivo innevamento, costringendoci a un lunga e pericolosa discesa lungo la Zmuttgrat fino alla base del Cervino per poi risalire al rifugio Hornlihutte da dove eravamo partiti. Il successo fu rimandato ad una successiva spedizione. Quello però fu un gran “cours” che sottopose il giovane Bertone a un severo esame di ammissione fra i “vecchi”».

Altre esperienze

«Ma non era la prima volta che facevamo evasioni extra regionali. In altri periodi pasquali Gianni e Fausto erano presenti nella traversata del Monte Rosa con gli sci da Alagna – Colle del Lys – Beautemp – Zwillin Glecer – Naso dei Lyskamm – Gnifetti – Alagna, oppure colle di Valpelline – Schombull e rientro, e altre ancora. Proprio in questi raid si sono formate le esperienze psichiche, fisiche, tecniche e organizzative necessarie per affrontare il percorso che si svolge lungo le Alpi francesi e svizzere per 200 km circa e che attraversa la parte più spettacolare dell’intero arco alpino, pochissimo frequentata da sci-alpinisti; durante tutta la traversata incroceremo solo un gruppo di tedeschi con cui, carte alla mano, scambieremo le rispettive informazioni. Di Zermatt troveremo una cartolina anni venti».

L’Alta via

«L’“Alta via” termina qui, ma noi ne aggiungeremo un pezzo andando fino a Saas Fee dove, con le eccelse vette del Rosa, termina il “club” dei quattromila. Gianni Galli, Fausto Galli, Danilo Saettone e Remo Stra- giotti legheranno gli sci sui prati del villaggio di Saas Fee.
La Haute Route è stato un episodio irripetibile e ne eravamo coscienti; ora ci attendevano le campagne estive. Le immagini ritraggono Gianni e Fausto al Balmenhorn con Giorgio Bertone divenuto un “pari grado”, tant’è che troviamo i tre intenti a percorrere il canalone del Colle Sesia. È il 28 agosto 1960, salita non particolarmente difficile, per cui i tre procedono slegati (scelta su cui convengo pienamente)».

L’incidente

«Bertone è in testa, sta per superare la cornice e uscire sul pianoro sommitale, quando scivola e precipita nel grande canale di neve. Gianni e Fausto assistono impotenti alla caduta di Giorgio che termina nel sottostante Pianoro Ellermann; i due non perdono tempo e, usciti dal canale, scendono rapidamente alla capanna Gnifetti dove fortunatamente sono presenti i finanzieri della Scuola militare alpina di Predazzo. Fausto corre ad Alagna per attivare i soccorsi, mentre Gianni ritorna con i finanzieri al Colle Sesia dove si caleranno fino a raggiungere Giorgio miracolosamente salvo, ma con una frattura a un arto e impossibilitato a muoversi. Trascorreranno la notte con lui offrendogli assistenza e conforto fino al giorno successivo, quando i soc- corritori lo rileveranno per il trasporto a valle. Giorgio fu molto fortunato quel giorno, ma diciassette anni dopo la sorte non gli arrise più; alla guida di un piccolo aereo andò a schiantarsi sulle vette del Monte Bianco. Ai tre finanzieri e a Gianni Galli, su proposta del Comune di Alagna, venne conferita la medaglia di bronzo al valor civile».

Le foto

«Troveremo i gemelli Galli con altri del CAI di Borgosesia al Monte Bianco impegnati sulla Piramid du Tacul o al bivacco del Freboudze (ora Gervasutti ) nel tentativo di salire la Grand Jorasse per la cresta des Hirondelles, andato a vuoto per un’abbondante nevicata notturna.
Sfogliando le foto-ricordo vediamo i fratelli Galli con Saettone alle prese con la via Ferdmann al Campanil Basso del Brenta e, sempre nelle foto-ricordo, con Piero Bertona e Danilo Saettone sullo Spigolo nord del Crozzon del Brenta; e ancora con Bertona, Belin, Saettone e Macco alle Pale di San Martino di Castrozza, sulla splendido Spigolo del Velo della Cima della Madonna.
Nel 1969 Fausto Galli ed Eraldo Macco rivolgono le loro attenzioni alpinistiche al Pizzo Bernina e in particolare alla celeberrima Biancograt, nota anche come “Scala del Cielo”, che è certamente uno degli itinerari alpinistici più belli e frequentati dell’intera catena alpina. Tutta questa fama è decisamente meritata: il profilo regolare della cresta nevosa è infatti notevolmente estetico, quasi come un velo, e la salita sino alla vetta è un’ascensione completa e di sicura soddisfazione».

La tragedia

«La “Scala del Cielo” porterà in alto le loro anime mentre i loro corpi, svuotati dallo spirito, torneranno a casa come salme. Se la perdita del congiunto fu un grande dolore per tutta la famiglia, per Gianni fu anche la perdita di una parte di se stesso; la corda che li aveva uniti nelle scalate si era spezzata anche nella vita. Gianni, gravato anche dalle responsabilità familiari, non metabolizzerà l’accaduto e chiuderà con l’attività intrapresa con il fratello, ma anche se non si metterà più in gioco nell’alpinismo, non cancellerà dalla sua vita il rapporto con la montagna».

Il trekking

«Negli anni sarà promotore e organizzatore del nuovo modo itinerante di “andar per monti”, il trekking (escursione turistica o sportiva in massima parte su sentieri agresti o montani o su mulattiere) praticato ad alto livello in quanto programmato tra rifugio e rifugio, dalla durata di una settimana. La catena delle Alpi, nella sua estensione geografica e politica, offrì a lui e ai compagni di avventura un numero di Trek non quantificabile».

Un’altra tragedia

«Gianni resterà legato alla montagna non solo estiva, ma anche invernale, nelle uscite con i figli e nelle gite sociali di sci-alpinismo, ma una nuova disgrazia funesterà la famiglia Galli. Santo Stefano 1982, tempo bello, freddo giusto: ci sono tutti gli estremi per una gita di sci-alpinismo. La zona prescelta è oltre il San Bernardino, Hinterrhein (tra i Reni) nei Grigioni, zona che praticavamo in quanto offre notevoli opportunità proprio allo sci-alpinismo. I componenti della comitiva sono Gianni Galli, il co gnato Orazio Zanello, suo figlio Luca e Danilo Saettone. La meta è il Valserhorn di 2885m. Una grossa valanga di neve pressata dal vento, tagliata da un gruppo di sciatori in discesa, investirà Luca, rimasto indietro, sommergendolo sotto spessi lastroni di neve. La presenza di padre e zio rendono il momento altamente drammatico; l’intervento dell’elicottero con le squadre di soccorso svizzere in poche ore restituiranno ai famigliari il corpo senza vita di Luca. Questa nuova tragedia familiare peserà notevolmente sullo spirito di Gianni fino a condizionare il suo atteggiamento verso lo sci-alpinismo, ma non nei confronti della montagna, che continuerà a frequentare in forma escursionistica».

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