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Romagnano festeggia monsignor Ponti, sacerdote da 60 anni. Le foto

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Romagnano festeggia monsignor Ponti nel 60esimo anniversario di sacerdozio.

Romagnano festeggia monsignor Ponti

La comunità di Romagnano si è stretta attorno a monsignor Federico Ponti per celebrare i suoi 60 anni di sacerdozio. Rimane forte il legame con l’ex parroco, che è rimasto in paese per 37 anni. Da una decina di anni si è ritirato per motivi di salute. Ma una volta alla settimana, a richiesta di un gruppo di fedeli che provengono da ogni parte, celebro la messa in latino.

Alcuni omaggi

Tanti i fedeli presenti domenica 20 giugno per la messa nell’abbazia di San Silvano. Nel corso della cerimonia sono stati donati al monsignore la lettera apostolica di Papa Francesco, il testo della Divina Commedia e una pergamena.

Il parroco don Gianni Remogna ha spiegato: «Non è stato facile fare un regalo a don Federico. Dopo aver consultato anche il vicario episcopale, abbiamo deciso di regalargli la lettera apostolica del Papa e il testo completo della Divina Commedia. L’opera del poeta fiorentino è particolare perché accompagnata dal commento filologico del professor Giuliano Piccini. Ultimo pensiero, infine, una pergamena della comunità che ringrazia monsignor Ponti per il ministero svolto con dedizione dal 1973».

Il discorso di monsignor Ponti

«Ho sessant’anni di sacerdozio alle spalle – afferma monsignor Ponti -. Ricordo con commozione il giorno della mia ordinazione sacerdotale (avvenuta il 25 giugno 1961), assieme ad altri quattro giovani che si erano preparati al seminario di Novara. Purtroppo siamo rimasti solo in due (l’altro monsignore è don Mario Perotti, originario di Ghemme)».

«Non vi nascondo che questi sessant’anni sono stati anche drammatici, da un punto di vista esistenziale. Ricordo il Concilio ecumenico Vaticano II che cambiò le carte in tavola in merito alla metodologia pastorale alla quale eravamo abituati. Altro momento difficile è stato il Sessantotto che ha rappresentato una rivoluzione culturale, soprattutto per i giovani dell’epoca che hanno cambiato modo di vivere e pensare. Ricordo che con gruppi studenteschi si cercava di andare incontro alle realtà del periodo».

Ha poi ancora aggiunto un messaggio importante anche per le future generazioni. «La chiesa in tempo di epidemia, non è più affollata come in anni passati. Bisogna stare attenti a non lasciar perdere il Signore».

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