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Sciare dal Cervino al Rosa: nasce il sogno del maxi-comprensorio

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Sciare dal Cervino al Rosa: un maxi-comprensorio potrebbe unire i due territori montani.

Sciare dal Cervino al Rosa

Le vette delle Alpi si fanno più vicine. Un collegamento sciistico unico dal Cervino al Monte Rosa, coinvolgendo anche tutta la parte verso di Alagna. Il Comitato Cervino Monterosa Paradise ha già programmato un calendario per incontrare le comunità locali, in modo da confrontarsi sulle concrete opportunità connesse al progetto.

I comprensori

Il possibile collegamento fra il comprensorio del Cervino-Matterhorn e quello del Monte Rosa, ovvero tra il Colle delle Cime Bianche e Frachey, è uno dei progetti più significativi di tutto l’arco alpino. Si parla chiaramente di impianti di risalita, piste e tutti i servizi relativi.
Un trait d’union tra sud e nord delle Alpi che permetterebbe non solo di unificare le aree sciistiche del Cervino Ski Paradise e del Monterosa Ski, ma anche e soprattutto di dar vita a un comprensorio montano eterogeneo, unendo popolazioni e tradizioni di ben cinque valli: Valtournenche, la Val d’Ayas, la valle di Gressoney, la Valsesia e quella di Zermatt.

Lo studio

Al momento c’è uno studio in atto per definire più avanti meglio tutti i dettagli tenendo conto delle varie osservazioni. Un team di tecnici, incaricato dalle società Monterosa Spa e Cervino Spa, sta in questo periodo portando avanti uno studio di fattibilità finalizzato a valutare gli aspetti ambientali e la sostenibilità socio-economica dell’opera. Lo studio è in corso (i risultati saranno resi pubblici nell’autunno del 2022) e al momento non si conoscono ancora né eventuali tempi di realizzazione né tanto meno la tipologia di impianto ipotizzato.

Il confronto

Ma un confronto è sempre costruttivo. «Stimolato dal desiderio di dialogare con le comunità dei territori di riferimento, il Comitato Cervino Monterosa Paradise, che promuove la realizzazione del collegamento, ha organizzato per i prossimi giorni alcuni incontri di approfondimento sulle concrete opportunità connesse al progetto. Opportunità che farebbero leva sugli stimoli di un turismo sempre più evoluto, non solo dedito agli sport invernali ma attivo 365 giorni all’anno», spiegano i promotori.

Gli incontri

Da domani partono gli incontri ad Ayas, Gressoney, Cervinia, poi il 18 febbraio è in programma un incontro ad Alagna al palazzetto dello sport alle 18. L’obiettivo è confrontarsi sull’idea del progetto e raccogliere proposte
“Connecting Nature, Sharing Beauty”, collegare la natura per condividerne la bellezza. La filosofia alla base del progetto è racchiusa tutta in questa frase.

Gli obiettivi

Poche parole che compongono il motto stesso del comitato promotore Cervino Monterosa Paradise, nato nel 2020 con lo scopo di sostenere il piano di lavoro per la realizzazione del collegamento tra il Colle delle Cime Bianche e Frachey, fornendo e diffondendo informazioni corrette e trasparenti. Il comitato conta oltre 600 membri tra operatori del territorio, aziende, imprenditori e privati cittadini, valdostani e non. Tutti condividono l’ambizione di creare valore per il futuro delle aree coinvolte. Il comitato è presieduto da Bruce McNeill, albergatore e maestro di sci di Cervinia.

11 Commenti

11 Comments

  1. Andrea Crema

    8 Febbraio 2022 at 7:53

    Non lo vogliamo.Sono anni che ci provate.Basta con questa idea assurda.Rovinare una valle praticamente incontaminata,per un’altro impianto di risalita.BASTA!!!

    • Marco

      8 Febbraio 2022 at 10:24

      Ma cosa dici? I collegamenti con Gressoney e Champoluc non mi sembra che abbiano rovinato un bel niente e anzi hanno creato lavoro alle popolazioni locali evitando lo spopolamento delle valli alpine

      • alessandro belviso

        8 Febbraio 2022 at 19:59

        a breuil il terreno lo comprarono a 1000 lire al mtq ed accorsero pure a venderglielo chiedensosi cosa se ne facevano dei terreni da pascolo, poi si ritrovarono Cervinia e scoprirono che con mille lire ricevute ci compravano un caffè al bar sorto sul loro terreno.

    • Taddeo Rossini

      8 Febbraio 2022 at 15:14

      hahahaha e chissenefrega di quello che TU non vuoi

  2. alessandro belviso

    8 Febbraio 2022 at 19:59

    a loro di demolire l’ambiente montano frega niente stanno bene sulle strade.
    al momento c’è un vincolo sul vallone cime bianche per cui chissenefrega di questo progetto. lo so che qualche amichetto potrebbe anche farlo toglierlo ed in valle d’aosta non mancano le persone giuste per questo progresso.
    un inglese maestro sci e albergatore dice che è un affare del territorio e popolazione valdostana. LOL
    ma lo scontro è di forma mentis disintegrata dall’ambiente e, interessi materiali sulla res publica a cui manca ormai la gestione politica orientata a cedere lo sfruttamento per beneficio di taluni.

  3. Andrea

    8 Febbraio 2022 at 22:33

    Credo che i comprensori, oltre a una certa dimensione abbiano senso solo se sono circolari (tipo il Sella Ronda).
    In caso contrario riesci a malapena ad andare e tornare senza goderti le vallate alle estremità. Per fare una prima analisi si potrebbe calcolare in media percentuale quanti skipass acquistati ad Alagna, passano il badge alla base di Champoluc e viceversa.

  4. MDS

    9 Febbraio 2022 at 18:33

    Mi permetto di fare qualche considerazione.
    1. Per Alagna il progetto è poco significativo: come fatto osservare da #Andrea, partendo da un’estremità del comprensorio si riuscirebbe a malapena ad arrivare all’altro capo per poi tornare indietro rapidamente.
    2. Invece andrebbe preliminarmente il problema del collegamento al Passo dei Salati che troppo spesso è chiuso per vento. Non sono un tecnico ma penso che ci potrebbero essere delle alternative valide (anche se costose in termini economici o ambientali) quale quella rappresentata da impianti sotterranei a cremagliera o quella, da taluno a suo tempo ipotizzata, di creare nuovi “valichi” verso Gressoney attraverso la valle di Otro o la Val Vogna, in questa seconda ipotesi ottenendo il non secondario risultato di ampliare nel contempo il novero degli impianti e delle piste sul versante valsesiano.
    3. Dal punto di vista prettamente turistico (anche se mi rendo conto che non può essere l’unico driver, condividendo in parte i post più critici) per Alagna sarebbe più interessante un allargamento del comprensorio verso la Val Piccola e la Vallanzasca.
    4. Least but not last, per Alagna sarebbe auspicabile – anche, ma non solo, per garantire a tutto l’indotto una costante presenza turistica durante tutta la stagione – l’incremento della ricettività alberghiera: vedo che, invece, si sta continuando a costruire il residenziale con assorbimento di cubatura e sfruttamento del suolo contro una resa turistica irrilevante: se si chiedono investimenti alle società impiantistiche è indispensabile che l’accesso al comprensorio sia costante durante tutta la stagione e non solo a capodanno e nei weekend

  5. alessandro belviso

    10 Febbraio 2022 at 0:21

    alagna da settembre si svuota è sempre stato così per ovvi motivi fuori dalle vacanze sarà sempre così e di alberghi ora ce ne sono molti.
    hanno prevalso le case vacanza perchè si diceva chi viene ad alagna ci torna e, se può compra. scelta pare assecondata silente dalle amministrazioni passate per avere turismo fisso persone conosciute e non turisti va e vieni tipo consumatori con effetti anche perversi.
    gli architetti hanno però lavorato bene incastonando le nuove residenze in maniera è il caso di dire misurata. male fecero invece sui ex prati della frazione casa prati e sul campo calcio centro paese per il resto è stato ri-uso magari costipato. resta il mostro della vecchia miniera ingresso assolutamente da trasformare. forse se non fosse una valle con fianchi scoscesi sarebbe andata peggio ma l’impianto sostanzialmente è simile al 70 cioè da quando ci vado. l’incubo criminale sono le ruspe sulle valli laterali per portare a sciare ? neve? elementi che cadono anche da fermi e scivelox moralizzatori di converso. strade impianti centraline, un delirio.
    ad alagna ci vanno per l’ambiente in migliaia.
    la funivia indren dette sicuramente una svolta al paese opera ardita ci capitava ad allenarsi anche la nazionale sci all’indren.
    lo sci è uno sport difficile e bisogna incentivare l’agonismo non altro, che fa bene ai ragazzini e non solo, a cui basta spesso una pista riservata non caroselli senza distruggere territori che danno sollievo al trekking 4 stagioni.
    ieri è stata approvata la tutela e conservazione ambiente naturale nella costituzione se seguiranno i fatti di strade ed altre mostruosità ad otro o altrove non se ne vedranno e certi posti resteranno fruibili da un “turismo” pedonale.

  6. Mario

    10 Febbraio 2022 at 8:49

    Quante parole inutili. E’ sempre qualcos’altro che deve essere fatto, non è mai chiaro cosa, però.

  7. MDS

    10 Febbraio 2022 at 12:15

    Facendo mio l’invito alla concretezza di #Mario, ecco alcuni spunti di riflessione.
    1. In un’ottica di sviluppo, quello che già riportavo circa l’utilizzo di mezzi di trasporto e risalita sotterranei a cremagliera, così da limitare, per quanto possibile, l’impatto ambientale, pur rendendo accessibili ed integrate anche le vallate laterali. In tal caso il business plan dell’operazione per la costruzione/esercizio degli impianti sarebbe certamente penalizzato dai costi iniziali ma potrebbe essere bilanciato dall’incremento degli introiti su un arco di tempo maggiore in caso di uno sviluppo ricettivo alberghiero; quest’ultimo a sua volta incentivato dalla maggiore gamma di impianti a disposizione degli ospiti, creando così un circolo economico virtuoso, con forti ricadute sull’indotto.
    2. Avere una località turistica invasa dalle auto nel fine settimana e durante i picchi stagionali, penso che si possa limitare spostando a valle i parcheggi (ad es. dopo a monte delle gallerie, sempre che ciò sia fattibile), prevedendo dei trasporti elettrici (su rotaia, con le caratteristiche di cui al punto 1. o su gomma utilizzando mezzi simili a quelli usati negli spostamenti aeroportuali) .
    3. Per fare un ulteriore passo in avanti nelle considerazioni di #alessandro belviso, credo sia interessante leggere il report (pre-pandemia) dell’Istituto provinciale di statistica (ASTAT) della Provincia Autonoma di Bolzano. Per quanto possa valere, nell’anno turistico 2018/2019 la percentuale mensile delle presenze nelle attività ricettive è “spalmata” su tutto l’anno (Max 17.2% ad agosto e min. 1.8% a novembre, ma con un inaspettato 7.4% ad ottobre o un 4.5% a maggio).
    4. Sempre per mettere a fattor comune alcuni spunti di riflessione, uno degli strengths del sistema ricettivo altoatesino sono i family hotel e credo che il successo del Mirtillo Rosso a Riva Valdobbia ne sia una conferma.
    Beh, che dire, a ragionarci sopra, con il contributo del pensiero di tutti, si potrebbero formulare altre ipotesi che come tali vanno considerate, posto che spetterà ad altri valutarne l’impatto economico-ambientale. Magari senza limitarci, almeno nella fase espositiva, al mantenimento dello status quo

  8. federico

    10 Febbraio 2022 at 14:22

    fosse x me quella punta la taglierei fino a metà, e poi fare una piscina x nudisti eremiti della montagna, cosi tutti stanno in pace x polemiche inutili

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