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Sono valsesiani i campioni italiani di scopa

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Ad aggiudicarsi il titolo nazionale sono stati Ferruccio Gianolio (79 anni) e Mario Casaccia (50), di Borgosesia e Varallo

Dopo 15 anni il titolo nazionale più prestigioso delle competizioni cartofile torna in Valsesia: Ferruccio Gianolio e Mario Casaccia si sono diplomati nei giorni scorsi campioni italiani di scopone scientifico.

Per Gianolio, 79 anni di Borgosesia, si tratta del terzo titolo nazionale: era stato campione italiano anche nel 1993 e poi nel 2002, in coppia con Graziano Conti. Insomma, gli anni passano ma la sua lucidità resta invariata. E’ stata invece la prima affermazione nazionale in questa specialità per Mario Casaccia, che di anni ne ha 50 e vive a Varallo. Dalla sua ha una forte capacità di analisi, unita a un profondo intuito nell’individuare le migliori soluzioni di gioco.

La gara nazionale si è disputata quest’anno a Val di Torre, nel Torinese. «La perfetta integrazione di due personalità così diverse, soprattutto in termini generazionali, sono l’esempio di come dovrebbe avvenire l’integrazione all’interno della nostra comunità al fine di ottenere quei risultati positivi che migliorino la nostra società – commenta Casaccia -. Vincere ha rappresentato una bella soddisfazione, la più grande per chi è appassionato di questo gioco di carte. Dopo le prime partite non ci aspettavamo di arrivare in fondo, ma abbiamo lottato e sbagliato meno degli avversari. Non abbiamo avuto una grande fortuna con le carte, ma alla fine il nostro impegno è stato premiato».

Nonostante fossero in coppia insieme per la prima volta, Gianolio e Casaccia hanno trovato il giusto affiatamento: «E’ fondamentale – prosegue il varallese – fidarsi dell’altro e avere rispetto delle sue giocate. Ad ogni modo, il linguaggio della scopa è universale e se si ha una buona base è facile trovarsi bene con il proprio compagno». I due giocatori hanno iniziato a conoscere le carte quando erano bambini: il padre di Gianolio aveva un’osteria e spesso i clienti lo chiamavano a fare il “quarto”; la cultura di Casaccia arriva invece dal padre, che la domenica non rinunciava alle sue partite a carte. «Con altri appassionati abbiamo dato vita a un gruppo che sta cercando di riportare in auge la scopa in Valsesia – dice ancora Casaccia -. Abbiamo già organizzato due campionati e altri ne verranno. E’ un peccato che oggi tra i giovani non ci sia più la cultura del gioco delle carte e uno dei nostri obiettivi è coinvolgere sempre più ragazzi. E’ un gioco intelligente, che tiene allenata la memoria e consente di stare in gruppo, visto che si gioca in quattro. A differenza di quel mondo virtuale che va tanto di moda adesso, nel gioco della carte c’è il “noi”, non l’“io”. Per noi è una grande passione, speriamo di riuscire a trasmetterla anche ad altri».

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