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Terremoto, cosa blocca la ricostruzione

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Dal 2016 ad oggi la ricostruzione sembra andare a rilento: i piccoli borghi e i centri storici colpiti si ritrovano ancora pieni di macerie e la macchina della ricostruzione del terremoto sembra andare a rilento.

E spesso non sembra trattarsi di cattiva volontà o di mancanza di finanziamenti ma di intoppi di natura burocratica, da far risalire a questioni normative.

Le fasi del dopo terremoto

Come tutti sanno le scosse di terremoto sono iniziate il 24 luglio del 2016 e si sono protratte per mesi, fino alle terribili scosse del 30 ottobre. Ogni volta, dopo ogni scossa si riaprivano le procedure d’emergenza, il che significa che per mesi si è rimasti nella prima fase, quella emergenziale.

Questa fase implica continui sopralluoghi e classificazioni degli stabili colpiti tramite ordinanze comunali.

Non si è riusciti quindi a passare velocemente alla seconda fase, ossia quella della ricostruzione.

La normativa ad hoc

Per Amatrice e comuni del reatino si parlava poi prevalentemente di seconde case, di abitazioni per le vacanze di proprietari magari originari del posto ma residenti prevalentemente a Roma per questioni di lavoro.

La difficoltà è stata quindi quella di preparare una normativa ad hoc che permettesse il contributo per la ricostruzione anche di “seconde case”.

Le soluzioni normative e i decreti pensati per le soluzioni tecnico-finanziarie si sono rivelati complicati da attuare, mentre la macchina burocratica ha messo su tutto un bel cappello di piombo.

Il primo provvedimento è stato il decreto legge 189/2016 che prevedeva “interventi per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica nei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici del 24 agosto 2016”.

I limiti delle disposizioni pensate per la ricostruzione

Lo stesso capo della Protezione Civile ha subito evidenziato le criticità del quadro normativo pensato per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto.  Gli interventi sulle case classificate come B, edifici con danni lievi, dovevano infatti partire subito senza aspettare i tempi della burocrazia.

Il problema poi, rimane sempre il materiale burocratico da produrre per procedere alla ricostruzione come elaborati tecnici, grafici e molto altro.

Ricostruire con la normativa antisismica?

Un’altra difficoltà non di poco conto è la possibilità di ricostruire i borghi come erano. Cosa praticamente impossibile se si pensano ai limiti imposti dalla normativa antisismica vigente. Impossibile infatti rispettare ad esempio distanze e parametri stabiliti ora se si pensa di ricostruire un borgo antico. Attualmente la normativa e i piani urbanistici vietano categoricamente qualsiasi demolizione e ricostruzione nei centri storici, quindi impossibile ricostruire i borghi come erano se non si pensa ad una deroga mirata.

Le legge di Bilancio 2018 e l’assicurazione contro i terremoti

La legge di Bilancio 2018 (legge 205 del 27/12/2017) ha previsto anche agevolazioni fiscali per chi da quest’anno vorrà stipulare una polizza assicurativa che assicuri le abitazioni da catastrofi naturali.

La polizza terremoto molto spesso viene inclusa nell’assicurazione casa e tutela attraverso un risarcimento del danno in caso di eventi incontrollabili come appunto un sisma (Vedere dettagli copertura e costi polizza terremoto su mioassicuratore.it).

L’assicurazione contro i terremoti sostiene il contraente con un aiuto economico immediato per affrontare ad esempio i costi per lo sgombero e la demolizione, oppure per le spese di prima necessità o per un alloggio alternativo nel caso in cui lo Stato non dovesse intervenire tempestivamente con una soluzione alternativa.

La polizza poi in genere non prevede solo un indennizzo per le spese di riparazione e ricostruzione casa ma anche un indennizzo in caso di lesioni fisiche gravi del contraente e dei suoi familiari.

Cosa serve alla ricostruzione post-terremoto

È facile quindi comprendere che, per una ricostruzione nel rispetto anche dell’identità e della bellezza di questi luoghi, servirà una deroga mirata. Ma soprattutto servirà snellire e semplificare, oltre che armonizzare tutta la normativa in materia, dai decreti alle tantissime ordinanze che in questo momento risultano anche non allineate tra di loro.

Di pari passo dovranno essere completate tutte le indagini specialistiche di natura geologica per valutare dove sarà possibile e dove no la ricostruzione.

Per poter cercare di regolamentare il tutto, alla fine si è praticamente creato un mostro burocratico che allo stato attuale sta impedendo alle popolazioni colpite dal sisma di rimuovere le macerie e ricostruire.

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