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Tre insegnanti per un solo alunno: è polemica a Borgosesia

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Tre insegnanti

Tre insegnanti per un alunno in presenza: alla scuola media di Borgosesia un gruppo di insegnanti è critico sull’organizzazione del lavoro.

Tre insegnanti per un allievo

La didattica a distanza crea malumori. Sull’organizzazione della Dad alla scuola media di Borgosesia si è aperto un contenzioso tra insegnanti e dirigente scolastico. A evidenziare la situazione è un gruppo di tredici insegnanti della scuola di via Marconi che contesta un’eccessiva rigidità a scapito di una maggiore flessibilità che preveda smart working da casa, in modo da portare anche benefici agli studenti.

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Studenti con difficoltà in presenza

«Da ormai due settimane è ricominciata la Dad per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado – dicono gli insegnanti -. È una soluzione scomoda ma necessaria per contenere la diffusione del virus, una soluzione alla quale il mondo della scuola aderisce per assicurare a ognuno la custodia della salute e la continuità didattica. In altre parole, vogliamo che la scuola protegga tutti e a tutti continui a insegnare qualcosa. Purtroppo però, alle medie di Borgosesia le cose sono ben diverse: come è giusto, gli alunni con difficoltà certificate (studenti con disabilità, bes, dsa) vengono invitati a frequentare in presenza le lezioni; le aule sono quindi popolate da uno sparuto numero di ragazzi (da uno a tre per classe) assistiti dall’insegnante curricolare e, spesso, da uno (a volte due) insegnanti di sostegno o di supporto (i cosiddetti “docenti dell’organico Covid”). Situazione imbarazzante, poiché a volte ci si trova contemporaneamente in tre insegnanti a disposizione di un unico alunno. Nel frattempo, il resto della classe è connesso dal proprio domicilio, con tutti i disagi che ormai ben conosciamo».

“Spreco di risorse”

Una situazione che per gli insegnanti comporta evidenti svantaggi: «Si tratta di un inutile spreco di risorse. Ma non basta: tale situazione si tramuta in un potenziale (e spesso effettivo) disservizio per gli alunni che invece seguono le lezioni da casa. Infatti, da quando siamo passati in zona rossa e sono state chiuse anche le scuole elementari e dell’infanzia, molti insegnanti con figli minori di 14 anni (al pari di altre categorie di lavoratori) si sono trovati nella situazione di dover ricorrere a permessi, giorni di ferie o congedi parentali Covid, per far fronte alle esigenze di assistenza dei propri bambini. Utilizzare lo smart working sarebbe stata una soluzione semplice e di facile applicazione, che avrebbe consentito ai docenti di erogare il servizio educativo da casa senza togliere niente a nessuno. Dividendosi i compiti, a turno un insegnante avrebbe potuto stare in aula, mentre l’altro avrebbe seguito da casa gli alunni in Dad. In questo modo sarebbe stata assicurata la vigilanza sui ragazzi in presenza e, allo stesso tempo, erogata l’ora di insegnamento agli alunni a distanza».

Le supplenze

«Ma le cose non vanno così – evidenzia il gruppo di insegnanti -. Di fatto molti ragazzi delle medie non ricevono l’istruzione a cui hanno diritto, poiché ai docenti non è stata concessa la modalità di lavoro agile, invocando il principio della co-titolarità di diversi insegnanti sulla stessa classe e nella stessa ora. Non solo: a tutti gli alunni che così perdono lezioni (a volte con “buchi” di 3 o 4 ore in un solo mattino) non viene assolutamente assicurata, come dovrebbe essere, una supplenza, incorrendo nell’interruzione di pubblico servizio che scardina e diminuisce notevolmente il monte ore stabilito per legge. Non è vero, dunque, che la scuola media di Borgosesia offre un servizio educativo completo, cioè di 6 ore al giorno: è solo apparenza».

Le regole

Su queste basi si sviluppa il dissenso degli insegnanti: «Riteniamo che la rigidità con cui viene interpretata la norma non solo sia lesiva del diritto allo studio di molti, ma sia addirittura in contrasto con quanto suggerito dalle recentissime (l’ultima è del 13 marzo) Note dell’ufficio scolastico regionale del Piemonte, dove il direttore generale Fabrizio Manca richiama l’attenzione su alcuni articoli dell’ultimo Dpcm del 2 marzo e della Nota ministeriale 662 del 12 marzo. Il documento, mentre invita le istituzioni scolastiche ad assicurare l’inclusione per gli alunni con difficoltà, richiama altresì la necessità “che i datori di lavoro pubblici limitino la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività indifferibili e che richiedono la presenza in ragione della gestione dell’emergenza. Il personale non in presenza presta la propria attività in modalità agile”. Inoltre, nella stessa nota 662, si legge che “Resta sempre fermo il costante e proficuo riferimento al Dpr 275/1999, all’interno del quale sono disciplinate tutte le soluzioni flessibili, di carattere didattico e organizzativo, che le istituzioni scolastiche possono percorrere nella loro autonomia, sulla base del più ampio principio dell’autonomia scolastica costituzionalmente garantito”. Ci chiediamo dunque come mai questo criterio non venga assolutamente preso in considerazione per le scuole di Borgosesia, là dove ci sarebbero tutti gli estremi per consentire al gruppo classe, nella sua interezza, di avvalersi del diritto allo studio».

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1 Commento

1 Commento

  1. maicol pasti

    30 Marzo 2021 at 22:41

    Non credo sia una iniziativa completamente ascrivibile al dirigente. In questo momento la categoria degli insegnanti, in una nazione dove l’invidia è un difetto diffusissimo, è particolarmente mal vista perché (a) le scuole sono “chiuse” per cui “stanno a casa a far nulla” (b) i genitori si devono tenere in casa quei figli ingestibili che mandavano tanto volentieri a scuola per passare la patata bollente agli insegnanti, (c) molti insegnanti troppo zelanti mettono in difficoltà i genitori pretendendo troppo dai bambini via internet. Probabilmente è arrivata dall’alto una direttiva che consigliava ai dirigenti di dare qualcosa da fare di visibile ed evidente agli insegnanti, come, appunto, mandarli a scuola in presenza. Peccato che la maggior parte del pubblico non se ne sia accorta e continui a credere che quei lazzaroni degli insegnanti siano a casa!

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