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Trivero ricorda Giuliano Ortone e gli anni d’oro dell’ospedaletto

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Trivero ricorda il dottore Giuliano Ortone: ha fatto la storia dell’ospedaletto di Trivero.

Trivero ricorda il dottor Ortone

Colleghi e pazienti lo ricordano non solo per le sue competenze, ma anche per la disponibilità e l’umiltà. Giuliano Ortone aveva 89 anni e a lungo è stato legato all’ex ospedaletto del Centro Zegna a Trivero dove è stato primario. Ortone è stato anche un medico combattivo, che credeva nel presidio ospedaliero di Trivero, e ha lottato nel 2002 a difesa dell’allora lungodegenza, del territorio e dei pazienti.

Con lui altri due medici che hanno fatto la storia dell’ospedale Triverese, dandogli lustro, e che sono stati al suo fianco per anni: Antonio Barioglio, scomparso nel 2007, e Tarcisio Fresia. E’ proprio quest’ultimo a ricordarlo con parole di affetto e riconoscenza: «Per me – sottolinea Fresia – Giuliano è stato un esempio da seguire. Ho iniziato con lui negli anni Settanta all’ospedale di Biella, lui era aiuto del professor Casazza. Eravamo nel reparto medicina A. Io e Antonio Barioglio siamo andati lì a “fare pratica” e abbiamo conosciuto il nostro referente. Poi le nostre strade si sono unite e abbiamo fatto un lungo percorso insieme a Trivero, dove Giuliano ha fatto il primario».

Capace e professionale

A Ortone infatti venne chiesto di spostarsi al Centro Zegna e di seguire l’ospedaletto come primario. «E’ stato lì fino alla pensione – continua Fresia – io invece dopo la chiusura ho continuato la mia professione all’ospedale di Biella. Eravamo diventati una famiglia, non eravamo solo medici, ma un sodalizio familiare. Con noi, a far parte del team, è poi arrivata anche la figlia Elena. Per me e Antonio era come un papà che ci lasciava fare progetti, che ci osservava, che ci seguiva. Era disponibilissimo a farci fare nuove esperienze, ci diceva: “fate a seconda della vostra coscienza”.

Non era un uomo presuntuoso e aveva capacità e professionalità. Se c’era bisogno aiutava le infermiere ad alzare i pazienti, a farli camminare, si metteva a piegare le garze che, allora, arrivavano in pacchi e dovevano essere poi sterilizzate. Era un medico umile, un diabetologo raffinato e attento».

Un’impronta importante

Ortone ha lasciato un’impronta importante nella struttura sanitaria triverese che, purtroppo, è stata poi chiusa. «Era un ospedale – continua Fresia – aperto al territorio. Era così grazie a lui. Per noi Giuliano è stato un maestro, che ci ha insegnato il mestiere, ma anche la disponibilità verso gli altri e l’umiltà. Ci diceva di uscire e di andare incontro alla gente, di cercare di dare delle risposte a tutte le esigenze. Ci diceva di non fossilizzarci, di aprirci all’esterno, di spingerci ad osare. E così abbiamo fatto anche se, purtroppo, la struttura ospedaliera di Trivero ha poi chiuso».

La comunità e il mondo sanitario lo hanno salutato a Croce Mosso, dove è stato celebrato il funerale. Tante persone che lo hanno conosciuto, stimato per la sua opera e voluto bene, si sono strette al dolore della moglie Nina Calvino Ramaccio, ai figli Elena con Sergio, Carlo con Piera, Paolo con Desy e ai nipoti ai quale era affezionato: Didì, Sirlene, Francesca, Marina, Andrea e Chiara.
Nella foto, Giuliano Ortone al centro con i collaboratori più stretti

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