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Un anno di pedaggi evasi, beccato il “furbetto” delle autostrade
Più di 60 viaggi gratis e 3400 euro ancora da saldare, ma ora sarà a Vercelli per il processo.
Un anno di pedaggi evasi, beccato il “furbetto” delle autostrade. Più di 60 viaggi gratis, tra insolvenze e truffe, ma ora sarà a Vercelli per il processo.
Un anno di pedaggi evasi, beccato il “furbetto” delle autostrade
L’uomo, di 45 anni e originario della provincia di Varese, è accusato di aver messo in atto diversi metodi, chiaramente illegali, per non pagare il pedaggio in Autostrada. Un totale di 3400 euro, divisi in ben 61 viaggi mai pagati. L’accusa, alla quale è stato chiamato a rispondere al processo che avrà luogo al tribunale di Vercelli, è quindi quella di truffa e di insolvenza fraudolenta.
Un caso molto simile era già successo nel 2017, quando, in soli 6 mesi, un uomo di 47 anni di origine bergamasca era riuscito a non pagare ben 12000 euro di pedaggi prima di essere poi beccato.
La tecnica
Il metodo per evadere i pedaggi? Niente di troppo complicato, ma comunque sicuramente efficace, dato che gli addetti ai controlli delle Autostrade non se n’erano mai accorti. Gli bastava infatti seguire da vicino i veicoli quasi usciti dai caselli del varco per “Telepass”, inserendosi quindi immediatamente dopo, prima che la sbarra potesse poi richiudersi.
Pronto a tutto
In caso si fosse trovato da solo, senza automobilisti da seguire nella corsia per il Telepass, non si sarebbe comunque fatto cogliere impreparato. Aveva infatti già pronta l’alternativa: introdursi nella corsia dedicata ai possessori della Viacard, la carta prepagata per il pagamento dei pedaggi.
Successivamente, avrebbe poi indotto l’addetto di turno al varco a credere di aver semplicemente commesso un errore, dato che effettivamente non era in possesso della carta. A questo punto, dopo aver ricevuto il verbale di mancato pagamento, non gli restava che superare il varco, evitando ogni volta di saldare il conto, il quale era giunto alla considerevole somma di ben 2759 euro.
A processo
Chiamati in aula a testimoniare contro il truffatore in presenza del giudice Mariaelena Crivelli, un agente della stradale e un dipendente di Autostrade per l’Italia hanno ricostruito la faccenda punto per punto.
Presente in aula anche il fratello dell’imputato, il quale, benché intestatario dell’auto, afferma però di non avere con lui nessun contatto da oltre vent’anni. Secondo le ricostruzioni, la Bmw in questione, benché immatricolata in Svizzera e intestata ad una società locale, sarebbe stata però usata solo dal truffatore stesso.
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