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Varallo celebra San Giovanni con la benedizione di erbe e fiori

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Varallo celebra San Giovanni con la benedizione di erbe e fiori

Varallo celebra la benedizioni dei fiori e delle erbe: una tradizione antichissima legata alla figura di San Giovanni Battista.

Varallo celebra San Giovanni

Una celebrazione speciale: si è tenuta a Varallo la benedizione dei fiori e delle erbe. Una tradizione antica e che trova sempre un grande seguito tra i fedeli che la vogliono perpetuare e trasmettere alle generazioni future. Giovedì scorso, nel giorno in cui il calendario liturgico ricorda la natività di San Giovanni Battista, all’interno della chiesa varallese dedicata proprio a questo santo si è tenuta la festa della benedizione dei fiori. In tanti hanno voluto essere presenti con il loro mazzolino di fiori e di erbe aromatiche per ripetere una tradizione così importante e cara agli abitanti della Valle.

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La tradizione

Al termine della recitazione del rosario, il prevosto di Varallo, don Roberto Collarini, ha voluto raccontare la storia di questa festa e ribadire quanto sia stata e sia ancora importante. «Il giorno del solstizio d’estate è stato considerato sacro già nelle tradizioni precristiane e nella religiosità popolare qualche giorno dopo tale evento. All’alba del 24 giugno i fiori bagnati dalla rugiada, allo spuntare del sole, venivano scelti per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. La rugiada ricordava il battesimo impartito da Giovanni Battista nel Giordano e le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l’austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia».

In Valsesia

«Anche in Valsesia si ritrova l’usanza del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Questi venivano custoditi con cura in casa e portate nelle baite negli alpeggi per i mesi estivi. Molto spesso il 24 giugno corrispondeva alla data nella quale i pastori partivano con i propri animali per raggiungere i pascoli degli alpeggi. Qui i mazzetti venivano appesi alle travi delle case per riconsacrarle mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame tra la sacralità della festa e del rito d’inizio estate. Al ritorno dall’alpe i fiori e le erbe essiccate venivano uniti a un ramo d’olivo e a uno di ginepro e bruciati nella stalla a protezione degli animali».
Per onorare questa tradizione i fedeli hanno infine recitato la preghiera ad essa legata così come hanno fatto generazioni di valsesiani.

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