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Varallo, il ricordo di Pierangelo Arosio

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Piera Mazzone: «Era un uomo che incarnava il concetto di carità». E’ morto a soli 56 anni

E’ stato celebrato lunedì mattina in Collegiata il funerale di Pierangelo Arosio, il varallese stroncato da un male inguaribile a 56 anni. Ecco il ricordo di Piera Mazzone, direttore della biblioteca civica “Farinone-Centa”. «Pierangelo Arosio era nato a Varallo nel 1959: a causa della salute cagionevole aveva lavorato saltuariamente, ma in tutti gli impieghi, compreso l’ultimo presso l’ospedale di Gattinara, aveva lasciato una traccia profonda per la sua discrezione, gentilezza, competenze e disponibilità. La passione per la musica, per l’elettronica e la tecnologia l’avevano portato a collaborare per l’allestimento tecnico alla prima edizione dell’Alpàa nel 1977 ed è morto proprio il giorno in cui è stata inaugurata la quarantesima edizione.

Don Luigi Pozzi, parroco di Valmaggia, durante la messa funebre, ha ricordato come si fossero conosciuti trent’anni fa, accomunati dall’amore per le nuove tecnologie e avessero frequentato con entusiasmo i primi corsi promossi dal signor Renato Arbellia. Pierangelo si impegnava molto per studiare e capire, soleva ripetere che, pur avendo molte difficoltà nella vita, usando quella sua capacità di comprendere le cose scientifiche e tecnologiche, si perfezionava ed era veramente felice, tanto che i difetti si annullavano e non erano più motivo di cruccio. Quelle ore trascorse a cercare di capire per lui non erano perse, ma gli consentivano di apprezzare ed usare a pieno il grande dono divino dell’intelligenza: “Che bello abbiamo imparato qualcosa in più, che potremo condividere con gli altri”. Dopo la morte della mamma Rosa, sorella del grande fotografo Battista Reffo, Pierangelo era rimasto solo nella sua casa di Loreto, alle porte di Varallo: una casa particolare con la facciata interamente coperta di luci, come piaceva a lui, quasi una metafora per vedere con più chiarezza nelle cose incerte della vita. Quelle luci sempre accese oggi possono essere interpretate come un segno: Pierangelo come nel Vangelo era sempre pronto a partire per il grande viaggio e nella sua inseparabile valigetta certo aveva con sé tutto quello che gli serviva.

Da un paio d’anni combatteva con la malattia che purtroppo ha avuto il sopravvento, ma non lo ha sconfitto, perché ha saputo trasformarla in uno strumento di purificazione e di elevazione verso orizzonti più alti, dando un senso a ciò che gli stava accadendo, senza subirlo e senza ribellarsi, tanto che negli ultimi giorni aveva chiesto alle persone con le quali aveva avuto rapporti di amicizia o di stima di andare a salutarlo. Per me era stato straziante: quella voce appena udibile sussurrava parole di estrema dignità e compostezza, tanto che era lui a darmi coraggio, forte della sua leggerezza e trasparenza. Nell’ultimo tratto di cammino terreno i cugini Massimo e Michela gli sono stati accanto, non lasciandolo mai solo, prezioso era stato il dono di un tablet che gli permetteva ancora di comunicare, quando ormai le forze declinavano.

In biblioteca a Varallo aveva avuto una frequentazione assidua. Le sue conoscenze musicali si erano sedimentate in importanti contributi alla Sezione Multimediale: registrazioni di alcuni eventi musicali, ma anche monografie dedicate a strumenti antichi come la ghironda o a gruppi musicali che hanno scritto un pezzo della storia della nostra Valle, come I Carbunin da Morca. Una dispensa raccoglieva i suoi Appunti di tecniche microfoniche stereo, aveva digitalizzato i documenti delle antiche funicolari del Sacro Monte ed una serie di incisioni e stampe possedute dalla biblioteca, rendendo un ottimo servizio per gli utenti.

Con il suo agire quest’uomo incarnava il concetto di carità: nella vita non serve fare atti eroici, ma tanti piccoli gesti quotidiani, scaturiti dal cuore, servono ad aiutare le persone: Pierangelo era proprio così, metteva sempre a disposizione in modo disinteressato le sue qualità creative”: don Roberto Collarini ha ricordato come Pierangelo fosse sempre presente in modo originale, manifestando una profonda disponibilità verso il prossimo, come dimostrava la partecipazione al suo funerale di una nutrita rappresentanza della Pabv, Pubblica assistenza bassa Valsesia di Serravalle, con il gagliardetto.
Buon cammino Pierangelo, che il suo viaggio sia leggero come la valigetta in cui conservava le
cose importanti della vita, quelle che conta avere con sé anche nell’ultimo viaggio».

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