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Varallo ragazzino cade in bici: tre giorni di calvario tra i pronto soccorso

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Varallo ragazzino cade in bicicletta: parte un “pellegrinaggio” tra i reparti di pronto soccorso.

Varallo ragazzino cade

Gabriele, ragazzino di 12 anni di Varallo, è caduto in bicicletta. La mamma, vedendo le brutte ferite che aveva riportato e constatando che erano particolarmente dolorose, ha deciso di raggiungere Borgosesia per ricorrere alle prime cure del pronto soccorso. Dopo tre giorni di entrate e uscite dall’ospedale e un trasferimento finale al nosocomio di Borgomanero, sabato il ragazzino è stato rimandato a casa con cure e diagnosi complete. Finalmente.

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Le ferite

Ma l’iter è stato decisamente travagliato. A raccontarlo la mamma, Lisa Giovannini. «Gabriele è caduto in bici mercoledì verso le 19: le ferite riportate all’avambraccio e al ginocchio destro mi sono parse subito brutte, inoltre lui si lamentava molto per il dolore, quindi ci siamo precipitati al pronto soccorso di Borgosesia dove lo hanno visitato ed effettuato le prime cure. Occorreva suturare la ferita sia al ginocchio sia al braccio ed è quindi stato portato nella sala apposita del pronto soccorso dove si è presentato il medico di turno, il cui comportamento mi ha sinceramente lasciata molto perplessa: gli tremavano parecchio le mani, tant’è che gli sono caduti gli strumenti che stava usando per suturare la ferita, il filo si spezzava…».

Radiografia

Intanto il ragazzino lamentava il fatto di non riuscire a muovere il pollice della mano sinistra. «Decidono quindi di fare i raggi alla mano, solo a quella e non al braccio destro nonostante la ferita fosse profonda, si fosse gonfiato e Gabriele provasse tanto dolore – prosegue la mamma -. Il medico guarda le lastre e dice che non c’è nulla di rotto e ci mandano a casa. Gabriele non dorme tutta la notte per il forte dolore. Giovedì mattina torniamo in ospedale per ritirare il dischetto della radiografia e decido di portare mio figlio direttamente in ortopedia per segnalare il fatto che continua ad avere molto male e non riesce a muovere il pollice. Mi dicono che per la visita ci vuole l’impegnativa del medico curante. Ma come? Siamo usciti dall’ospedale la sera prima. Allora torniamo al pronto soccorso dove guardano il cd e scoprono finalmente che il pollice è rotto. Ci rimandano in ortopedia dove immediatamente lo ingessano».

Un’infezione

«Quindi torniamo a casa. Altra notte insonne: Gabriele aveva tantissimo male al braccio dove gli erano stato messi i punti. Sfiniti, venerdì sera decidiamo di tornare a Borgosesia: mi rivolgo alla guardia medica non sapendo più dove sbattere la testa. Il medico apre il bendaggio e scopre un’infezione in corso. Il braccio è molto gonfio. A quel punto ci viene consigliato l’ospedale di Borgomanero dove, finalmente, fanno la radiografia anche all’avambraccio: per fortuna non c’è nessuna frattura. Lo rimedicano e l’ortopedico mi dice che nella caduta si era lacerata anche la muscolatura e che quindi i punti si sarebbero dovuti mettere anche all’interno e non solo all’esterno come è stato fatto a Borgosesia».

«Troppa superficialità»

Una vicenda che la varallese ha voluto raccontare perché «è giusto che queste cose si sappiano e non succedano più – sottolinea -. C’è stata troppa superficialità a Borgosesia: è stata sbagliata la prima valutazione della radiografia al pollice, mio figlio è stato comunque rimandato a casa senza una fasciatura che gli tenesse almeno fermo il dito vista la situazione e il forte dolore. E come se non bastasse, richiamato al giorno dopo per la visita ortopedica con lettura del cd dei raggi, a Borgosesia ci hanno detto di andare da uno specialista in caso di male prolungato. Chi dobbiamo ringraziare per tutto questo?».

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2 Commenti

1 Commento

  1. Massimo

    8 Luglio 2021 at 8:53

    Male, anzi malissimo!
    La superficilità in medicina è da punire seriamente.

  2. Ennio

    8 Luglio 2021 at 21:37

    Chi dobbiamo ringraziare?
    La lista è lunga, ne bastino tre:

    I politici che tagliano la Sanità per risparmiare, per “ottimizzare”, dicono

    Quei medici, non tutti per fortuna, che interpretano il lavoro come una routine, ben retribuita tra l’altro, in cui impegnarsi poco e pensare ancor meno.

    I dirigenti delle asl che piazzano gente senza accorte valutazioni di merito e capacità, e soprattutto che NON CONTROLLANO, nel tempo, l’operato di tali medici.

    I medici in generale che ormai basano l’assistenza ai pazienti con quanto suggerito dagli informatori del farmaco.
    “Prendi questo e vedrai…” e talvolta, o spesso, non funziona.

    Ooopss… ho sforato, ne ho elencati 4 !!
    Un pensiero:
    Quando vedo certi telefilm, tipo Doc Martin, per esempio, credo ormai di vedere programmi di fantascienza.

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