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Visita al fegato: deve aspettare fino a giugno 2023
Visita al fegato: deve aspettare fino a giugno 2023. Nuova disavventura per un cittadino alla prese con la sanità piemontese. Stavolta la “vittima” dei disservizi è una donna di Ponzone, frazione di Valdilana, in cura da anni dopo aver contratto l’epatite C.
Visita al fegato: deve aspettare fino a giugno 2023
«Proprio in seguito a questa patologia – racconta la figlia – , due volte all’anno mia madre dovrebbe sottoporsi a una visita epatologica. Peccato che già due impegnative, che durano sei mesi, fossero scadute senza essere riusciti a trovare un posto da nessuna parte. Così ne ha dovuta richiedere una terza al suo medico e stavolta l’appuntamento è stato finalmente fissato, ma per il 6 giugno 2023 a Biella, cioè tra quasi un anno. Alla faccia dei sei mesi che dovrebbero passare tra un consulto e l’altro».
Difficoltà
Le difficoltà, in questo caso come in molti altri segnalati in questi ultimi tempi, si sono sicuramente acuite con l’esplosione del Covid-19, che per diversi mesi ha letteralmente bloccato la sanità in tutta Italia. provocando ritardi anche nella prevenzione. «Ma ora che l’emergenza è finita, come mai non si trovano posti per visite ed esami? – conclude la donna – Posso capire durante il momento di esplosione del virus, ma adesso non mi sembra ci siano valide ragioni per tutti questi ritardi. Prima della pandemia i tempi di attesa erano decisamente più ridotti, la visita epatologica si prenotava e nel giro di 15 giorni normalmente si riusciva ad effettuare, adesso non è più così. E onestamente non trovo giusto andare a pagamento, visto che la sanità pubblica dovrebbe essere un diritto, per cui oltretutto paghiamo le tasse».
Il “cup” è un incubo
A spingere la donna a denunciare l’accaduto è stato anche il racconto, pubblicato qualche giorno fa su Notizia Oggi, del 71enne malato di diabete, anch’egli residente in Valsessera e dirottato a Novara o ad Alessandria per una visita d’urgenza, dopo essere stato “rimbalzato” più volte nei giorni precedenti dall’operatore del numero regionale per le prenotazioni. E proprio il “Cup” è diventato una sorta di incubo per tanti malati, non solo valsesiani e valsesserini, almeno a giudicare dai tanti disservizi denunciati anche sui social, in cui si leggono racconti di ogni tipo.
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