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Migliaia di case non occupate: comune per comune, i dati in Valsesia e dintorni
A Borgosesia vuoto un alloggio su tre, in alta valle più villeggianti che residenti.
Migliaia di case non occupate: comune per comune, i dati in Valsesia e dintorni. A Borgosesia vuoto un alloggio su tre, in alta valle più villeggianti che residenti.
Migliaia di case non occupate: comune per comune, i dati in Valsesia e dintorni
A Borgosesia un’abitazione su tre non è occupata. A Valdilana e Varallo si sale fin quasi a una su due vuota. Gattinara è invece sugli stessi livelli di Borgosesia, mentre in alta Valsesia il numero di case vuote sale a anche oltre l’80 per cento. Il record è a Scopello, con quasi il 91 per cento di alloggi senza che nessuno abbia lì la residenza. All’estremo opposto c’è Rovasenda, dove almeno tre abitazioni su quattro risultano occupate.
I dati sono quelli di uno studio di OpenPolis, e bisogna innanzitutto fare una precisazione. Per “casa vuota” non si intende un edificio abbandonato, ma solo un alloggio abitabile dove non risultano vivere persone con la residenza lì. Il che significa che tutte le seconde case di cui abbonda la Valsesia risultano “vuote” in questo studio, ma ovviamente tutt’altro che all’abbandono. D’altra parte, nella conta delle case vuote ci sono anche quelle vuote per davvero, cioè totalmente dismesse e abbandonate.
Qui sotto la tabella riassuntiva, comune per comune.
COMUNE | % abitazioni non occupate |
Ailoche | 59,95% |
Alagna Valsesia | 84,76% |
Alto Sermenza | 87,72% |
Arborio | 37,18% |
Balmuccia | 72,96% |
Boca | 42,26% |
Boccioleto | 85,03% |
Borgosesia | 34,39% |
Briona | 30,13% |
Brusnengo | 32,22% |
Camandona | 72,71% |
Campertogno | 86,00% |
Caprile | 68,93% |
Carcoforo | 84,44% |
Carpignano Sesia | 31,63% |
Cavallirio | 31,34% |
Cellio con Breia | 71,26% |
Cervatto | 85,91% |
Civiasco | 62,06% |
Coggiola | 53,79% |
Cravagliana | 81,83% |
Crevacuore | 39,95% |
Cureggio | 29,02% |
Curino | 70,75% |
Fara Novarese | 36,57% |
Fobello | 81,03% |
Gattinara | 32,72% |
Ghemme | 34,18% |
Ghislarengo | 27,83% |
Grignasco | 31,04% |
Guardabosone | 55,37% |
Lenta | 37,89% |
Lessona | 36,02% |
Lozzolo | 42,79% |
Maggiora | 40,03% |
Masserano | 50,06% |
Mollia | 90,12% |
Piatto | 41,22% |
Pila | 86,74% |
Piode | 84,07% |
Portula | 52,62% |
Postua | 59,94% |
Prato Sesia | 30,46% |
Pray | 46,42% |
Quarona | 29,65% |
Rassa | 87,50% |
Rimella | 79,96% |
Roasio | 44,36% |
Romagnano Sesia | 34,14% |
Rossa | 77,70% |
Rovasenda | 25,37% |
Scopa | 79,32% |
Scopello | 90,75% |
Serravalle Sesia | 33,92% |
Sizzano | 31,93% |
Sostegno | 46,08% |
Valdilana | 49,59% |
Valduggia | 51,06% |
Varallo | 48,52% |
Veglio | 54,63% |
Villa del Bosco | 72,91% |
Vocca | 72,91% |
La situazione in Valsesia
Come accennato, in Valsesia la percentuale di case non occupate è alta nei piccoli centri di montagna, più contenuta invece nei paesi più grandi come Varallo, Borgosesia e Quarona. Verso la bassa Valsesia la percentuale di case non occupate diminuisce poi drasticamente come a Serravalle, Romagnano, Grignasco.
«E’ normale che i paesi i montagna abbiano percentuali alte di case inoccupate – osserva il sindaco di Scopa Cesare Farina -. I nostri paesi infatti raddoppiano e in alcuni casi triplicano la popolazione solo in alcuni periodi dell’anno come durante le feste di Natale e la stagione invernale e nel periodo estivo. La presenza di seconde case è davvero importante». Si pensi per esempio alle palazzine sorte negli anni a Scopello lungo la strada che porta alla seggiovia per raggiungere Mera, la maggior parte degli alloggi infatti sono tutte seconde case. Stesso discorso vale per Alagna.
Ma c’è anche da dire che i piccoli centri montani dell’alta valle possono diventare appetibili anche come prima casa: «A Scopa – fa notare Farina – stiamo notando un progressivo interesse anche da parte di famiglie che cercano casa per abitarci stabilmente. Magari lavorano ad Alagna, ma alla fine i piccoli centri propongono affitti e vendite a prezzi più contenuti».
Paesi che si sviluppano
Ci sono poi centri che hanno una percentuale di case non occupate bassa. A Quarona addirittura il 29 per cento. «In effetti – spiega il sindaco Francesco Pietrasanta – non è così facile trovare casa a Quarona. Io stesso con la mia famiglia sto cercando una nuova sistemazione, ma edifici a disposizione non ce ne sono molti. Negli anni si è costruito in modo razionale. Inoltre la richiesta è in continuo aumento. Il motivo? Sarà perchè ci sono servizi, ma anche perchè il paese rimane in una zona montana tranquilla. A marzo approveremo in consiglio il nuovo piano regolatore anche per soddisfare le richieste immobiliari».
La regione con la maggior incidenza di abitazioni non occupate è la Valle d’Aosta con il 56 per cento. Seguono Molise (46), Calabria (44). Quelle con il minor numero di case senza residenti si trovano nella provincia autonoma di Bolzano (24 per cento), in Lombardia (23) e in Lazio (21).
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Corrado
2 Marzo 2023 at 20:49
oramai la maggior parte dei comuni di Valsesia e valsessera (a parte poche eccezioni) vive sulle tasse delle case vuote che la maggior parte della gente ha ereditato e non riesce a venderle, e nonostante siano disabitate i comuni pretendono Imu, tarì, Irpef da fabbricati che oramai sono diventate una palla al piede, nessuno dice che é ora di sospendere queste tasse su tutte le abitazioni disabitate.X riempie le di nuovo ci vogliono servizi che raggiungano tutte le zone, trasporti, scuole, negozi, ufficidecentrati dove riesci a fare le cose senza perdere intere giornate, ecc, ecc. non basta fare aiuole e il nuovo acciottolato di sassolini che serve molto meno, non é un genere di prima necessità.
Paolo
3 Marzo 2023 at 14:40
Se le case sono vuote e disabitate giusto pagarci delle tasse sopra, e anche salate. Non è voler esser cattivi, ma se ricevo in eredità una casa, le cose son due: o la mantengo o la metto in vendita. Ovvio che se si vuol recuperare tanto, si fa più fatica a vendere. Molta gente cerca casa, e molta gente lascia case vuote sfitte; ribadisco, corretto chiedere tasse su case che volutamente vengono lasciate vuote, significa che ce lo si può permettere. Sul discorso dei servizi (scuole/trasprti/negozi), prima è giusto creare il terreno fertile per lo sviluppo delle attività, e poi integrare, non il contrario. Chiaramente è difficilmente realizzabile, ma il primo passo necessario deve esser di rendere utilizzabile il patrimonio immobiliare inutilizzato.
Aldo
3 Marzo 2023 at 13:58
bisogna vedere in che stato sono le case,