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Cronaca

Compravendita di una casa diventa estorsione: tre condanne a Roasio

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Compravendita di una casa diventa estorsione: tre condanne a Roasio. Scatta l’estorsione per la vendita della casa

A Roasio condanne per un uomo e due donne

Un’estorsione nata per la vendita di una casa. La vicenda è avvenuta a Roasio e nelle scorse settimane il tribunale di Vercelli ha emesso una sentenza di condanna per gli imputati coinvolti. Tre donne coinvolte sono state condannate a un anno e otto mesi, due anni e due mesi invece sono stati assegnati all’uomo. Quelle emesse dal collegio presieduto dal giudice Enrica Bertolotto sono state condanne più pesanti rispetto a quelle avanzate dalla pubblica accusa.

I fatti del 2020

La vicenda risale al 2020 quando madre e figlia di Roasio decisero di mettere in vendita l’abitazione. Si fece avanti una coppia di sinti: la casa piaceva e c’era l’accordo anche sul prezzo. Si arrivò quindi a firmare anche il contratto preliminare, con i coniugi acquirenti che versarono 4mila euro come caparra. Poco dopo però la coppia scoprì che i vicini di casa erano rom. E come è noto, per vari motivi, le due etnie non possono vivere sullo stesso terreno. A quel punto volevano far saltare l’acquisto e un settantaduenne rom decise di ridare la caparra ai due coniugi sinti, forse per cercare di mettere le cose a posto dal lato economico, ed evitare problemi.

A quel punto però il medesimo soggetto iniziò pretendere i soldi indietro dalla proprietaria della casa. Iniziò a insistere, ma davanti alle resistenze, arrivò alle minacce: «Questa casa te la faccio bruciare» arrivò a dire alle proprietarie. E ancora: «Ti rendo la casa invendibile, nessuno la vorrà». Le due donne non cedettero. Anche perché nessuno avrebbe chiesto all’uomo di intervenire e fare da mediatore sulla restituzione della caparra.

La denuncia

Secondo l’accordo preliminare di vendita infatti i 4mila euro, nel caso in cui la vendita fosse saltata, sarebbero stati persi e rimasti alle venditrici. Le cose degenerarono e l’intera famiglia rom iniziò infatti a fare pressioni per avere indietro i soldi. Arrivarono anche a far scrivere, secondo le accuse sotto dettatura, una scrittura privata a un geometra che impegnava la donna proprietaria della casa a restituire i soldi. Stanche e anche un po’ impaurite della situazione che si era venuta a creare, le proprietarie decisero di chiedere l’aiuto ai carabinieri e denunciarono tutto invece che pagare.

Al termine delle udienze gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli, pesanti le condanne ai tre rappresentanti della famiglia che aveva tentato di mettere in atto l’estorsione.

Le proprietarie avevano venduto la casa a una famiglia sinti, ma non potevano stare vicino ai rom. E scattano i problemi

Il vicino di casa pagò la “buonuscita” agli acquirenti ma pretendeva i soldi indietro dai proprietari. È arrivata la condanna

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