Cronaca
Lunedì l’addio a Marco, morto a 44 dopo un volo di 90 metri
L’uomo lavorava a Trivero, il corpo è stato trovato nella zona del santuario della Novareia
E’ stato celebrato lunedì il funerale di Marco Savoia, 44 anni, trovato morto lo scorso giovedì dopo un volto di 90 metri in un dirupo poco oltre il santuario della Novareia, a Portula. Di professione elettricista, lavorava per un’azienda di Trivero dove era molto conosciuto, anche se risiedeva nella vicina Valle Mosso. Aveva lasciato un biglietto a casa e nessuno l’ha più visto vivo.
L’allarme era partito già mercoledì pomeriggio quando la moglie Patrizia tornando a casa aveva trovato il suo scritto, dove si poteva intuire la sua volontà di farla finita. Aveva provato a cercarlo al cellulare, ma senza esito. Subito aveva dato l’allarme e si era messa in moto la macchina dei soccorsi coinvolgendo carabinieri, vigili del fuoco e Soccorso alpino. L’auto dell’elettricista, una Peugeot grigia, è stata ritrovata nei pressi del santuario della Novareia, parcheggiata a bordo strada.
Nessuno però aveva visto dove si fosse diretto e così è partita una ricerca a tappeto concentrata nella zona che dal luogo di culto scende verso la centrale del Piancone, un’attività durata anche per tutta la giornata di giovedì anche attraverso l’uso dell’elicottero per vedere la situazione dall’alto. La speranza di poterlo trovare ancora vivo si è spenta nel tardo pomeriggio di giovedì, poco dopo le 18, quando i vigili del fuoco del nucleo Saf e gli uomini del Soccorso Alpino hanno ritrovato il corpo senza vita: giaceva in un dirupo profondo circa 90 metri.
Da chi l’ha conosciuto, Marco viene descritto come una persona buona e molto tranquilla. Faceva parte dell’Olimpia Running, era un amante della corsa, un passatempo che amava. Aveva iniziato la stagione estiva prendendo parte a diverse manifestazioni podistiche della zona nel Biellese, inoltre era attivo nel volontariato con l’Avis. In tanti non riescono a capacitarsi del suo gesto estremo che ha lasciato tutti senza parole. «Voglio ricordarti sempre con quel sorriso sulle labbra», scrive una amica. E un runner aggiunge: «So ché le parole non servono so anche ché chi ha avuto la fortuna di conoscerti di diventare tuo amico non ti dimenticherà mai».
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