Cronaca
L’uomo d’oro di Biella ha risposto alle domande del magistrato
L’uomo d’oro Mauro Bortoluzzi ha risposto alle domande del magistrato.
L’uomo d’oro parla
E’ stato un interrogatorio fiume quello al quale venerdì mattina scorso si è sottoposto Mauro Bortoluzzi , il private banker biellese accusato di aver sottratto quasi dieci milioni dai conti di alcuni clienti di Banca Sella a lui affidati. La notizia è rilanciata dai colleghi del sito www.laprovinciadibiella.it
lle 9,30 l’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe Ruffier, è comparso davanti al sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra e ai finanzieri che hanno condotto l’indagine per rispondere alle domande del magistrato. L’interrogatorio si è protratto per diverse ore e si è concluso alle 14.
«Abbiamo cercato di chiarire in maniera minuziosa e analitica la nostra posizione per quanto riguarda tutti i capi d’imputazione – spiega il difensore -, oltre ai rapporti che intercorrevano tra il mio assistito e i clienti».
Al di là di alcune responsabilità per le quali già nei mesi scorsi era stata espressa la volontà di provvedere a un risarcimento, la difesa ha controbattuto a diverse delle accuse che vengono mosse a Bortoluzzi, in particolare quella di circonvenzione d’incapace ai danni di un’anziana cliente, al centro dell’indagine.
«Abbiamo fatto presente – commenta a questo proposito Ruffier – che il mio assistito da questo punto di vista ha sempre agito correttamente e che quelle operazioni erano state tutte autorizzate dalla signora, nella pienezza delle sue facoltà mentali».
Nel corso dell’interrogatorio è poi stato affrontato anche il rapporto con la banca, dalla quale è partita la denuncia.
Al termine dell’incontro con il magistrato Bortoluzzi ha fatto ritorno nella casa circondariale di viale dei Tigli, dove tuttora si trova recluso. Al momento non è ancora stata presentata un’istanza per l’ottenimento dei domiciliari, ma verosimilmente succederà nel futuro prossimo.
L’ultima richiesta di questo genere non era andata a buon fine. Il Tribunale del Riesame aveva infatti respinto l’istanza presentata dall’avvocato Enrico Tardy, che all’epoca assistiva il biellese. Il collegio composto da tre giudici torinesi aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura di Biella ed eseguita a metà aprile dalla guardia di finanza. La speranza della difesa è che ora, alla luce della volontà di collaborare senza nascondere nulla, il quadro possa cambiare e che per il 46enne possa aprirsi la possibilità di una misura cautelare più “soft”.
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