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Cultura e turismo

Varallo vuole ritrovare il capolavoro perduto di Gaudenzio Ferrari

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E nel 2018 in città arriverà la mostra internazionale dedicata all’artista, per la quale sono attesi i suoi dipinti da tutto il mondo

Potrebbe essere la scoperta del secolo per l’arte valsesiana e per la figura di Gaudenzio Ferrari. L’amministrazione comunale ha deciso di verificare se sotto l’intonaco che ricopre la controfacciata della chiesa della Madonna delle Grazie (edificio sacro varallese di proprietà comunale) ci sono tracce del Giudizio Universale perduto del più celebre artista valsesiano di tutti i tempi. Gaudenzio Ferrari, infatti, non solo affrescò il tramezzo della chiesa con la Vita di Cristo, che oggi tutti conoscono come la “Parete gaudenziana”, ma dipinse pure un grandioso Giudizio Universale, di cui non è rimasta alcuna traccia, sulla controfacciata dell’edificio sacro che rappresentava all’epoca la prima tappa del percorso di fede verso il Sacro Monte e di ciò che il pellegrino avrebbe incontrato nella “Gerusalemme valsesiana”.

A darne testimonianza le guide del Cinquecento del santuario che riferiscono che l’opera colpiva il pellegrino per la sua straordinaria bellezza ancor più della “Parete”. La prima pubblicazione dell’epoca a citare il Giudizio Universale è la guida del Sacro Monte del 1566 del tipografo novarese Francesco Sesalli, che definisce l’affresco “bellissimo”. Poi, già sul finire del Cinquecento, il Giudizio Universale non viene più menzionato. Resta dunque da scoprire se è andato distrutto o se si trova sotto strati e strati di intonaco. Il compito ora spetta al Comune di Varallo. «Ci troviamo di fronte a un interrogativo che non possiamo trascurare – dichiara il sindaco Eraldo Botta -. Visto che le fonti antiche parlano di questa straordinaria opera, abbiamo prima di tutto il dovere di provare a scoprire se almeno ne è rimasta traccia».

L’iter per procedere agli interventi sulla controfacciata si è concluso e a breve si aprirà il cantiere: «Per iniziare i lavori abbiamo ovviamente dovuto chiedere tutti i permessi alla Soprintendenza che ci ha dato il suo benestare – prosegue Botta -. Abbiamo quindi commissionato al laboratorio di restauro varallese “Eredi di Fermo De Dominici” di effettuare i saggi sulla parete. I lavori inizieranno a breve». Non resta che augurarsi che il risultato sia quello atteso: che i personaggi o comunque almeno alcuni particolari della spettacolare scena dipinta dal Ferrari presumibilmente nei primi decenni del Cinquecento (la Parete con la vita di Cristo risale al 1513) riemergano dall’oblio: «Sarebbe una scoperta sensazionale – sottolinea il primo cittadino – che darebbe ancora più lustro alla nostra città e al grande evento che Varallo ospiterà nel 2018: la mostra internazionale dedicata all’artista valsesiano per la quale sono attesi i dipinti del Ferrari da tutto il mondo».

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