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Cronaca

Moglie accoltella a morte il marito mentre dorme. Poi si toglie la vita

Un altro caso di omicidio-suicidio, protagonista una donna di 47 anni.

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Moglie accoltella a morte il marito mentre dorme. Poi si toglie la vita. Un altro caso di omicidio-suicidio, protagonista una donna di 47 anni.

Moglie accoltella a morte il marito mentre dorme. Poi si toglie la vita

I corpi senza vita sono stati ritrovati nel pomeriggio di ieri, domenica 5 novembre, in un alloggio a Corbetta, centro tra Novara e Milano. Si trattava di due italiani di 54 e 47 anni. Erano entrambi riversi nella camera da letto. A fare la macabra scoperta è stato il figlio 24enne della coppia. Sul corpo di entrambi, numerose ferite causate da un’arma da taglio, e sangue ovunque. Il giovane ha contattato subito le forze dell’ordine.

Sul posto sono arrivati i carabinieri di Abbiategrasso per i primi rilievi. E la dinamica dell’episodio pare abbastanza chiara: sarebbe stata la donna, Vita Di Bono, casalinga, a colpire il marito con una serie di fendenti, probabilmente sorprendendolo nel sonno. Tant’è che il cadavere è stato trovato sotto le coperte. L’uomo, Luigi Buccino, muratore, non ha avuto il tempo di reagire, e ha dovuto soccombere.

Il sucidio della donna

Dopo aver ucciso il marito, la donna si è tolta la vita con lo stesso coltello. Pare che lei soffrisse già di problemi psichiatrici, e anche in passato avrebbe tentato di togliersi la vita. Ma non si hanno notizie di particolari tensioni pregresse tra i due: solo qualche settimana fa avevano festeggiato i 29 anni di matrimonio.

Su Prima Milano Ovest leggi “Marito e moglie trovati morti in casa: l’ipotesi dell’omicidio-suicidio”

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    7 Novembre 2023 at 17:08

    Se una donna viene uccisa si parla di “femminicidio”. In questo caso si tratta di “maschicidio”? Oppure la finiamo con la fesseria del “femminicidio” e riprendiamo a chiamare l’omicidio con il suo nome e ad applicare le leggi che esistono già in materia? Perchè il diversificare il “femminicidio” dall’omicidio, significa solo considerare le “femmine” di essere umano come appartenenti ad una specie o una razza differenti. L’omicidio resta quello che è: un essere umano ucciso da un altro essere umano. Il sesso della vittima non c’entra nulla con la gravità del reato: un morto resta un morto. Ma la ridicola società del “politically correct” va molto fiera di queste nuove definizioni. E nonostante tutte le manifestazioni (ridicole per quanto lecite) il numero di omicidi non cambia, anzi. Potete installare tutte le panchine colorate che volete, potete fare tutte le fiaccolate che volete, potete trovare le definizioni più fantasiose per ridefinire l’omicidio, il fatto resta: chi medita di commettere un assassinio, non si fa certo intimorire o dissuadere dalle panchine o dalle fiaccolate o dalle definizioni. E’ la totale mancanza di certezza e severità estrema delle pene che non scoraggia. In questo caso vittima e assassino non ci sono più, ma in altri casi l’assassino se è proprio sfortunato se la cava con qualche anno di carcere. Poi entra la buona condotta, le baggianate di avvocati e giudici e altre fesserie della Legge, e l’assassino che dovrebbe marcire per tutta la sua esistenza in una cella, torna libero.

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