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Silenzio e commozione per “l’ultima vetta” di Jean Pellissier
Centinaia di persone hanno accompagnato l’addio al runner trovato senza vita a soli 51 anni.
Silenzio e commozione per “l’ultima vetta” di Jean Pellissier. Centinaia di persone hanno accompagnato l’addio al runner trovato senza vita a soli 51 anni.
Silenzio e commozione per “l’ultima vetta” di Jean Pellissier
Una corsa verso “l’ultima vetta, quella più alta”, senza guardarsi indietro, senza fermarsi, andando il più veloce possibile – come sempre, d’altra parte – perché «quando sarai arrivato in cima smetteremo finalmente di piangerti, fratellino».
A salutare Jean Pellissier, come riporta Aosta Sera, sono state le parole delle sorelle Laura e Daniela e del gemello Paul. Assieme a tutti i famigliari, gli amici che hanno ricordato “Johnny Petardo”, il suo sorriso dolce e la sua voglia di fare festa. C’erano i conoscenti e il mondo dello sport, specie deoi runner in montagna.
Tante persone che con il fuoriclasse hanno condiviso qualche salita sulla neve, un pezzo di sentiero o di strada (non solo metaforicamente), chi ha comprato da lui un paio di scarpe o chi ha partecipato ad una sua gara. Tante persone, talmente tante che la chiesa parrocchiale di Saint-Vincent non riesce ad ospitarle tutte, e metà restano nella piazzetta ad ascoltare le parole di saluto, ad evocare un ricordo, o a pensare in silenzio.
Il funerale di Jean Pellissier è stato celebrato l’altro giorno nella chiesa di Saint Vincent. Il runner era stato trovato senza vita nella sua abitazione.
Un atleta conosciuto anche in Valsesia
Era stato protagonista di una lunghissima carriera in cui aveva praticato skyrunning, skyalp e sci alpinismo sempre ad altissimo livello. Nello sci alpinismo e nello skyrunning era anche stato in Nazionale.
Ben conosciuto nel Biellese e anche in Valsesia, dove aveva partecipato ad alcune gare: nel 2009, per esempio, si era piazzato al secondo posto nella “classica” Varallo-Res.
Il ricordo del fratello gemello
Una vita, quella di Jean Pellissier, vissuta sempre “a tutta”, prima della “fuga consapevole”, come ha ricordato il gemello Paul. Il ricordo dei primi giri in bici da Aosta a Saint-Vincent, «eterni, come eterno è stato oggi venire qui», gli sci pronti lasciati in fondo al letto che significavano – senza chiederlo – “andiamo a sciare”, le poche parole dell’uno ed il parlare troppo dell’altro, la bontà e l’altruismo di «un fuoriclasse non solo nello sport ma nella vita di tutti i giorni».
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