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Ricercarice di Gattinara ha un milione per creare un farmaco anti-tumore

Marta Serafini è tornata da Oxford e adesso sperimenta nuovi prodotti più selettivi.

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Ricercarice di Gattinara ha un milione per creare un farmaco anti-tumore. Marta Serafini è tornata da Oxford e adesso sperimenta nuovi prodotti più selettivi.

Ricercarice di Gattinara ha un milione per creare un farmaco anti-tumore

Dopo l’esperienza di ricercatrice in ambito oncologico a Oxford torna in Italia e lavorerà all’Università di Torino. Marta Serafini, giovane scienziata di Gattinara, ha ottenuto uno Start-up Grant dell’Airc da un milione di euro per i prossimi cinque anni.

Il finanziamento, destinato a ricercatori di eccellenza con esperienza internazionale, permetterà a Serafini di sviluppare un progetto innovativo in ambito oncologico al dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco UniTo.

Da Gattinara a Oxford

Marta Serafini, 33 anni, è cresciuta a Gattinara e si è laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’Università del Piemonte Orientale. Dopo il dottorato si è trasferita ad Oxford nel laboratorio del professor Stuart Conway, dove ha approfondito le sue conoscenze nell’ambito della chimica farmaceutica e della biologia, lavorando specificatamente sull’ipossia tumorale. Come riporta il sito Internet dell’università la sua ricerca si concentrerà sulla progettazione di potenziali farmaci antitumorali capaci di attivarsi selettivamente nei tumori, sfruttando i bassi livelli di ossigeno tipici delle neoplasie.

Si tratta di un approccio che, se si rivelasse efficace, porterebbe a un duplice obiettivo: ridurre le tossicità elevate attualmente associate ad alcune terapie antitumorali e delineare una nuova strategia per lo sviluppo di farmaci antitumorali più specifici e meno tossici.

Marta, era il 2021 quando era partita per Oxford. Come è stata l’esperienza di studio e ricerca in Inghilterra?

Ho potuto lavorare in un ambiente altamente professionale e stimolante dove ho portato avanti la mia ricerca. Sicuramente è stata una esperienza che mi ha permesso di crescere.

Grazie a questo bando ha potuto tornare in Italia tra l’altro con un progetto tutto suo. Su cosa si basa?

I farmaci oncologici oggigiorno sono incommensurabilmente migliori rispetto al passato per efficacia e sicurezza. Eppure, molto di più si può fare e il mio progetto mira a sviluppare dei farmaci intelligenti, che si formano ed agiscono solo dentro al tumore, amplificando quindi il loro effetto ma risparmiando i tessuti sani,

La vita del ricercatore non sembra essere così facile in Italia.

Diciamo che è così un po’ in tutto il mondo. La precarietà fa parte della vita del ricercatore. E’ un continuo mettersi in gioco.

Il lavoro la porta lontano da Gattinara, qual è il rapporto con la sua città?

Sono molto legata a Gattinara. Tanto è vero che ogni volta che mi intervistano dico sempre che sono di Gattinara. E’ una città che comunque per le sue tradizioni e il suo modo di essere ti porta sempre a tornare.

Com’è fare ricerca in Italia?

Sono convinta che si possa fare buona ricerca anche in Italia. Ho approfittato della borsa Airc post-doc per poter tornare nel mio Paese.

Come procede il lavoro del suo laboratorio?

Ho una persona che mi affianca e ne sto reclutando altre, ma non è facile trovare dei post-doc. E’ molto più facile avere dottorandi o borsisti, sono coloro che hanno terminato gli studi e vogliono continuare a fare ricerca. Credo che sia legato all’instabilità della ricerca che è un problema non solo italiano.

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