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Era stato condannato a morte, ora festeggia i 100 anni

Francesco Antonini è originario di Romagnano, fratello del partigiano Rea Silvio.

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Era stato condannato a morte, ora festeggia i 100 anni. Francesco Antonini è originario di Romagnano, fratello del partigiano Rea Silvio.

Era stato condannato a morte, ora festeggia i 100 anni

Ha compiuto i 100 anni lontano da Romagnano, ma è nato e vissuto per tutta la giovinezza nel centro della bassa Valsesia novarese. Francesco Antonini è fratello di Rea Silvio, partigiano e medaglia d’oro per la Resistenza, anch’egli arrivato a superare la soglia del secolo di vita e mancato pochi anni fa.

Nonno Francesco ha festeggiato il 3 ottobre con tutta la famiglia l’ambito traguardo in quel di Santa Maria della Versa, sulle colline dell’Oltrepo Pavese, dove vive con la figlia Anzia, alla presenza del sindaco, del vicesindaco, di tanti amici alpini, il corpo di cui aveva fatto parte, oltre a tante persone che gli vogliono bene.

Il racconto della figlia

«Papà è stato felicissimo dei festeggiamenti – racconta l’altra figlia, Ilaria, che vive con la famiglia a Villanuova sul Clisi, in provincia di Brescia -. Ci siamo ritrovati tutti nell’ampio giardino della casa di mia sorella, dove avevamo preparato tanti palloncini colorati, e tanti “badge” su cui abbiamo inserito sue fotografie in diversi momenti della vita che mia figlia ha fatto stampare, e tante altre cose per rendere la giornata indimenticabile».

«Mio padre afferma sempre che la sua longevità è dovuta al fatto di aver sempre lavorato, e in effetti è in ottima forma – aggiunge Ilaria -. Ogni giorno passeggia a lungo e, se c’è brutto tempo, cammina sul suo tapis roulant. È ancora molto autonomo, si alza, si fa la barba e si veste con attenzione ai dettagli: un’abitudine che ha sempre avuto e che mantiene tuttora. Quando non è in movimento ama leggere i giornali e libri di avventura».

La condanna a morte in guerra

Francesco Antonini è nato a Romagnano il 3 ottobre 1925, secondo figlio dopo Rea Silvio di Giuseppe e Caterina. Il padre era conosciuto in paese: suonava il clarinetto nella banda e ha insegnato musica a tante persone.

Francesco ha lavorato tutta la vita alla Crespi di Ghemme, per la quale si era trasferito a Rovellasca, in provincia di Como. Allo scoppio della seconda guerra mondiale era stato arruolato, arrestato e persino condannato a morte, poi graziato. Tornato a casa, era stato nuovamente riassunto all’azienda tessile, per la quale ha lavorato fino alla pensione, trasferendosi a vivere a Ghemme. Finché ha vissuto in zona, anche dopo la pensione si recava spesso a Romagnano per accudire il suo campo e la vigna.

 

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