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Serravalle piange il poeta Marco Camurri. Il ricordo di Piera Mazzone

«Si è incamminato per le montagne più alte, a cercare frescura da questa torrida estate».

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Serravalle piange il poeta Marco Camurri. Il ricordo di Piera Mazzone. «Si è incamminato per le montagne più alte, a cercare frescura da questa torrida estate».

Serravalle piange il poeta Marco Camurri. Il ricordo di Piera Mazzone

Il mondo della poesia valsesiana ricord il poeta Marco Camurri, morto all’età di 84 anni a Serravalle. Solo quattro anni fa era mancata la adorata moglie Mariuccia a cui era legatissimo. Nel corso degli anni aveva portato i suoi componimenti in numerose località partecipando a diversi concorsi letterari. Collezionò anche tanti riconoscimenti, segno che la sua penna era davvero originale. Nel 2013, ad esempio, era addirittura arrivato terzo all'”Italian festival international Literary”.

Le tradizioni del paese

Camurri era anche una persona particolarmente legata alle tradizioni del suo paese. Era solito partecipare agli eventi che venivano proposti a Serravalle e a Bornate, solitamente accompagnato dalla moglie, quando ancora era in vita. Dalla sagra di Sant’Antonio, alle feste alpine a Monchezzola alle manifestazioni carnevalesche alla Ca’ dal Lanternun ma anche ai momenti di raccoglimento in occasione del 25 aprile e del 1 novembre, era sempre in prima linea.

Il ricordo di Piera Mazzone

«Un altro poeta si è incamminato per le montagne più alte, a cercare frescura da questa torrida estate. Il 21 agosto ci ha lasciati Marco Camurri, conosciuto per le sue poesie in italiano e in serravallese. Aveva scoperto questa vena poetica nella maturità, avendo più tempo a disposizione per sedersi alla: “Vecchia scrivania/ una ribalta un po’ tarlata / un calamaio decorato /di tanti anni fa”, con l’intento di “Lasciare un ricordo”. Marco volle lasciare memoria di sé in tre libri che raccolgono i suoi versi. “Ricort pensier dla mia vita” uscì nel 2009: “Mi chiamo Marco Camurri, sono nativo di Bornate Sesia. Ho questa bella passione, scrivere mi piace; il mio tempo trascorre più serenamente. Non ho pretese d’essere chiamato poeta. Poeta è colui che realmente sa scrivere. Perciò il mio scrivere è passione”. Nel 2012 nella seconda antologia: “Emblema dl’amor” con tre delicati boccioli di rosa in copertina, metafora dei suoi affetti, si definisce: “Un amico della Valle”, ed esprime il suo amore per le tradizioni, i vecchi mestieri, l’ambiente valsesiano, le amate montagne, la convivialità alpina intorno ad un fiasco di vino, intonando i canti della “naja”. Nell’ultima raccolta, anch’essa del 2012: “La mia vert val. Poesie e pensieri”, pone al centro la Valsesia, con le sue genti operose che si sono fatte onore nel mondo, vegliata dal Sacro Monte: “Cu lè al vantu dla Valsesia, / al benedis cel sta Val / tantu bela sensa ugual”, chiudendo con due poesie dedicate al castello di Vintebbio, silenzioso presidio per l’accesso in valle e al vecchio mulino tristemente abbandonato.

Marco era un uomo che si imponeva per l’esuberanza unita alla vigoria fisica, amava partecipare con l’allora nutrito gruppo dei poeti serravallesi, a tutte le rassegne presenti sul territorio, dalla più antica rassegna poetica in vernacolo, il Pinet Turlo di Grignasco, al concorso nazionale di poesia: “Il Castello di Sopramonte”, organizzato dal Gruppo Alpini di Prato Sesia, agli incontri di Valduggia e Cavallirio.
La morte dell’amata moglie Mariuccia lo addolorò al punto che la sua salute peggiorò e soprattutto avvertì la solitudine, pur vivendo nella stessa casa della figlia Giovanna e del marito Gian Piero ed essendo circondato di attenzioni dalle adorate nipoti, Michela e Lucia.

Per confortarlo nell’ultimo viaggio i suoi cari hanno voluto mettergli accanto piccoli oggetti carichi d’affetto: stelle alpine nel taschino, un fazzolettino di seta cifrato, appartenuto alla moglie, alcune cartoline delle amate montagne, dalle Dolomiti al Pordoi, e la Canzone dell’Alpino. Lo salutiamo ricordando alcuni suoi versi che lo mostrano incamminarsi fiducioso; “An tal silensi dla mia cà / rament la mia vita / an presa cela l’è pasà / fra ghignai, piangiadi e rabia / ma an docc suris l’è cumpagnami / al suris dla fumna chi sun marià/…al suris ormai l’è smursasi / un sol pensier an mi al cor / quant j’ogi mi serarò / chisà vugarò ancu cul suris/ che par 54 agn l’è fami cumpagnia /se fuisa mai ansi/ duman ca fuisa cul bel dì”.
Ciao Marco, buon cammino».
Piera Mazzone

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