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La Valsessera perde un altro medico: ora la gran parte dei residenti è “scoperta”

Lunedì il dottor Hamid chiude l’ambulatorio. «Di sei professionisti ne è rimasto solo uno, e non si sa fino a quando».

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La Valsessera perde un altro medico: ora la gran parte dei residenti è “scoperta”. Lunedì il dottor Hamid chiude l’ambulatorio. «Di sei professionisti ne è rimasto solo uno, e non si sa fino a quando».

La Valsessera perde un altro medico: ora la gran parte dei residenti è “scoperta”.

E’ sempre più emergenza medici in Valsessera: da lunedì termina infatti il proprio servizio anche il dottor Ghannadzadeh Hamid Reza di Crevacuore, e quindi almeno 1500 pazienti, forse di più, resteranno senza riferimento. Difficile fare una stima di quanti cittadini in valle sono al momento “scoperti”, perché in parte sono andati a iscriversi nelle liste di altri professionisti.

C’è chi stima più di 6mila. Meno, secondo altri. Si può presupporre che siano però più di 5mila: il che significa che quelli senza medico sono la maggioranza. «Su sei medici che avevamo a disposizione in zona, dalla prossima settimana ne sarà operativo solo uno – riassume il sindaco di Crevacuore, Corrado Garlanda -. Già questo dice tutto sulla situazione che stiamo vivendo».

L’ambulatorio diventa la normalità

A breve quindi i mutuati tra Crevacuore, Pray e Coggiola dovranno adattarsi a nuove misure per richiedere prescrizioni mediche e visite sanitarie. «Rimarrà solo il dottor Francesco Postorino, ma non sappiamo fino a quando eserciterà, visto comunque la sua lunga esperienza alle spalle – precisa il primo cittadino -. E poi, cosa accadrà?»

L’amministratore mette in luce un aspetto. «La tendenza sembra proprio quella di non puntare tanto alla sostituzione del medico, quanto all’introduzione e all’adeguamento della nuova modalità telematica per la gestione del servizio sanitario. Probabilmente il fatto di non riuscire a reperire personale medico ha portato a introdurre e rendere “normale” il fatto di scrivere una email per farsi prescrivere medicinali e contattare un numero di telefono per sottoporsi ad una visita. Ma non per tutti è semplice…»

Il problema dei lavoratori dipendenti

Garlanda rileva un aspetto. «Numero di telefono ed email possono anche funzionare alla grande ma se una persona nell’immediato non si sente bene, cosa può fare? L’unica soluzione sembrerebbe quella di rivolgersi al pronto soccorso. Il problema però poi si riversa sul nosocomio che rischierebbe di diventare sovraffollato di persone».

Di recente tra l’altro le amministrazioni comunali hanno avuto modo di confrontarsi con la dirigenza dell’Asl. «E’ stato fatto presente che ci si sta muovendo cercando di valutare le patologie zona per zona e creare un sistema per cui in futuro i pazienti vengano chiamati, in maniera automatica, a periodici controlli in base appunto alle loro problematiche di salute. Mi sembra un discorso difficile da concretizzare e poi forse a lunga distanza potrebbe anche essere realizzabile, ma pensando al presente non so. C’è sempre il problema legato a come fare e come muoversi nell’immediato».

«Pensiamo anche a chi lavora ed è dipendente. Se, per esempio, un giorno si alza e ha mal di pancia, che cosa fa? Prima andava dal proprio medico e si faceva fare il famoso foglio della mutua. Adesso invece deve concordare una visita al telefono cercando di capire le tempistiche e a quel punto ricevere il numero per la mutua da comunicare al datore di lavoro. Nell’attesa del controllo, come deve comportarsi con l’azienda e cosa deve fare l’azienda stessa? E questo è uno dei problemi che possono sorgere e a cui è necessario pensare…»

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