Sport
Calcio locale in allarme: la nuova riforma rischia di “uccidere” le piccole società
Calcio locale, riforma dello sport in arrivo: come cambierà la situazione.
Calcio locale, la riforma
Ennesima rivoluzione in arrivo nel calcio dilettantistico. Ma questa volta il covid, che pure rischia di far sparire diverse realtà, non c’entra: nell’occhio del ciclone c’è la riforma dello sport proposta nei giorni scorsi dal ministro Vincenzo Spadafora. Due, soprattutto, gli incubi che incombono sui presidenti: l’abolizione del vincolo sportivo e l’equiparazione di calciatori, allenatori e volontari ai lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps. Norme che (se approvate) cambieranno poco o nulla per le piccole società in cui ancora si gioca per una pizza o poco più, ma che invece rischiano di mettere in ginocchio quelle in cui girano (tanti) soldini.
I vincoli
Attualmente al compimento dei 25 anni un calciatore è libero di scegliere dove andare a giocare senza che ci sia un corrispettivo economico in favore della società di appartenenza. La riforma Spadafora vorrebbe introdurre lo stesso principio per tutti, ragazzini compresi. Nessun tesserato, insomma, a partire dall’1 luglio 2022 (se la riforma andrà in porto) sarà in alcun modo vincolato a una società. E qui, apriti cielo. Le società che vendono e prestano giocatori, ricavando cifre spesso consistenti, come faranno a sostentarsi? E quelle che investono sui settori giovanili, che interesse avranno a continuare, nell’eventualità di perdere i ragazzi da un anno all’altro senza portare a casa un euro? Interrogativi legittimi e meritevoli di attenzione, certamente, ma l’attuale situazione di sicuro stride (e parecchio) con quello che dovrebbe essere lo spirito del calcio dilettantistico. La riforma (il cui iter è soltanto alla fase embrionale) prevede anche che alle associazioni sportive dilettantistiche che hanno formato l’atleta verrà comunque assicurato un premio in denaro, ad una cifra prefissata. Che però non riuscirebbe a coprire il danno economico enorme soprattutto per le squadre che partecipano ai campionati di serie D, Eccellenza e Promozione che si ritroveranno di fatto azzerato il “patrimonio”. Discorso diverso per le famiglie: da un lato i genitori non sarebbero più costretti a pagare per “liberare” i propri figli e riscattare il cartellino (cosa che avviene oggi in qualche occasione) o a lasciarli in una squadra controvoglia, ma probabilmente si vedranno aumentare le quote perché le associazioni dovranno in qualche modo fare uscire i quattrini da qualche parte per poter partecipare ai campionati.
L’Inps
Con la normativa vigente, in qualche caso i calciatori dilettanti sono, senza troppi giri di parole, dei lavoratori in nero. Percepiscono cioè dei rimborsi spese a volte “gonfiati”, spesso sottobanco, che di fatto sono dei veri e propri stipendi (e buoni stipendi) per giunta non tassati. Spadafora, invece, propone una visione totalmente diversa del “lavoro sportivo”: le associazioni sportive dilettanti dovranno considerare i loro atleti come dei veri e propri dipendenti iscritti alla gestione separata dell’Inps. Per le società un altro aggravio di costi e nuove incombenze burocratiche. Tutto da valutare il vantaggio per calciatori e allenatori che si vedrebbero decurtare parte della cifra stanziata dalle società per pagarli per avere un domani una pensione che non potrà essere ricchissima. Chi lo dice all’attaccante che segna 15 gol in serie D o Eccellenza e che con l’attuale sistema si porta a casa qualche decina di migliaia di euro, dichiarando poco o nulla al fisco?
L’opposizione
La risposta della Lega nazionale dilettanti e delle società alle proposte del ministro è stata durissima. Il presidente della Lega dilettanti Cosimo Sibilia ha dichiarato senza mezzi termini che «La Figc deve attivarsi in totale opposizione a queste paventate norme che, se entrassero in vigore, decreterebbero l’estinzione di migliaia di società affiliate alla stessa Federazione». E anche l’area nord della Lega dilettanti (di cui fa parte anche il Piemonte) nei giorni scorsi ha emesso un comunicato molto pesante: «Intendiamo impegnarci in ogni sede e in ogni legittimo modo per contribuire a costruire quella “diga in opposizione alla catastrofe” alla quale ha fatto riferimento Sibilia in relazione alla paventata riforma. L’abolizione del vincolo e l’iscrizione all’Inps di calciatori e allenatori mettono a rischio la sopravvivenza delle migliaia di associazioni sportive dilettantistiche che costituiscono una fitta rete di alto valore sociale, prima ancora che sportivo, sull’intero territorio nazionale».
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