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Stefano Rossini da Trapattoni alla panchina del Borgo: il mister si racconta

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Il mister Stefano Rossini si racconta tra il Borgosesia e i ricordi.

Stefano Rossini si racconta

Il mister granata, nato a Viadana, in provincia di Mantova, il 2 febbraio del 1971, da calciatore vanta una carriera invidiabile, perché oltre all’esperienza con l’Inter (14 presenze nel campionato 1989 -1990 e 3 nel 1992-1993) ha collezionato più di 400 “gettoni” tra serie A e serie C con le maglie di Parma, Fiorentina, Udinese, Piacenza, Atalanta, Lecce, Genoa, Ternana, Como, Cremonese, Reggiana e Pizzighettone.

Trapattoni e l’esordio con l’Inter

«Trapattoni? Un uomo con una passione smisurata per il calcio, tutti i giorni si metteva lì con noi più giovani per farci migliorare la tecnica». Era domenica 1 ottobre 1989 (Inter-Roma 3-0) e proprio uno dei più vincenti allenatori italiani aveva portato a esordire in serie A, con la maglia dell’Inter, un allora diciottenne Stefano Rossini. Sono passati quasi 32 anni e l’ex terzino nerazzurro ora siede sulla panchina del Borgosesia, impegnato nella lotta per rimanere in serie D.

Nella Nazionale under 21

Rossini è stato anche tra i protagonisti della vittoria della Nazionale italiana nel campionato europeo Under 21 del 1992, il primo dell’era Cesare Maldini: nella finale di andata contro la Svezia, vinta per 2-0 dall’Italia, a spianare il successo agli azzurri era stato proprio un assist di Rossini a Buso, che aveva portato in vantaggio la nazionale giovanile. «Avevo fatto parte anche della spedizione del 1990 – ricorda – che si era chiusa con l’eliminazione in semifinale per mano della Jugoslavia di Boban, Savicevic e Jarni».

Allenato anche da Prandelli

Nelle tante stagioni da giocatore è stato allenato, tra gli altri, anche da Cesare Prandelli, Delio Rossi, Osvaldo Bagnoli e Azeglio Vicini. «Tutti mi hanno lasciato qualcosa anche se ogni allenatore è diverso nella gestione del gruppo. Rubare dall’uno e dall’altro fa parte del mestiere, poi però devi essere bravo a personalizzare le diverse situazioni e a metterle in pratica secondo quelle che sono le tue idee».

«Le esperienze fatte in quegli anni nel grande calcio rappresentano per me un grande bagaglio di ricordi. Quando ci sei dentro sembra tutto scontato e non riesci a dare il giusto valore a quello che stai facendo. Quando appendi le scarpe al chiodo, invece, ti rendi conto che hai smesso di fare il lavoro più bello del mondo».

L’esperienza di allenatore

Le prime esperienze come allenatore, Rossini le ha maturate nelle giovanili della Libertas Spes Piacenza. Poi è arrivata la panchina di Royale Fiore, in seguito quella di Pavia e, ancora, Vigor Carpaneto. A Borgosesia è arrivato a inizio febbraio, chiamato dal presidente Pizzi al capezzale di una squadra che aveva inanellato una lunga serie di sconfitte.

«Non guardiamo la classifica»

Dopo un periodo di rodaggio e una “robusta” iniezione di nuovi giocatori, ultimamente la cura Rossini sembra funzionare: 4 punti nelle ultime 2 partite e terz’ultimo posto a una sola lunghezza. «Io e i ragazzi però la classifica non la guardiamo – riprende il mister del Borgo -. L’obiettivo deve essere innanzitutto il miglioramento quotidiano in allenamento, che poi va trasferito in partita».

«Ci stiamo rimboccando le maniche»

«I primi tempi sono stati difficili perché si arrivava da un momento non bello a livello di risultati. In rosa ci sono tanti giovani e abbiamo dovuto lavorare molto per costruire un po’ di autostima. Ma i ragazzi si impegnano tantissimo e mi seguono sotto ogni aspetto, sia sul campo, che durante le sedute video. Se si crede in quello che si fa, c’è più entusiasmo e tutto viene meglio. Purtroppo non siamo all’inizio del campionato e dovremo essere bravi a ottimizzare i tempi».

«La mia idea di calcio? Tutti i giocatori devono essere bravi nelle due fasi, il calcio è cambiato tantissimo ed è impensabile che oggi un portiere non sappia fare anche il libero, che il difensore non sappia impostare o che l’attaccante non dia una mano in fase di non possesso».

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