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L’addio della Valsesia a Marino Moscatelli, nipote di Cino e cuore partigiano
Il funerale laico celebrato a Varallo, aveva 86 anni. La musica di “Bella ciao” all’addio.
L’addio della Valsesia a Marino Moscatelli, nipote di Cino e cuore partigiano. Il funerale laico celebrato a Varallo, aveva 86 anni.
L’addio della Valsesia a Marino Moscatelli, nipote di Cino e cuore partigiano
E’ stato celebrato ieri, venerdì 28 giugno, il funerale laico di Marino Moscatelli, 86 anni, nipote dello storico comandante partigiano Cino, uno dei personaggi che hanno segnato la storia recente della Valsesia. In ricordo dell’uomo, pubblichiamo qui alcuni stralci di un ricordo scritto da Piera Mazzone, direttrice della biblioteca civica.
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Un uomo coerente fino all’ultimo
Marino Moscatelli, nipote di Cino, Comandante Partigiano, è stato un uomo di grande coerenza, fedele fino all’ultimo respiro ai suoi princìpi. Ha scelto una sepoltura laica, orchestrata nei minimi dettagli: niente discorsi enfatici o retorici, la bara coperta da un semplice cofano di garofani bianchi e rossi, portata al cimitero di Varallo e appoggiata davanti al muro dei partigiani fucilati, la banda musicale ha suonato pezzi cari al suo cuore, da Bella Ciao a Fischia il vento. Sulle note dell’ultima marcia Marino è partito per il viaggio verso Domodossola, dove sarebbe stato cremato.
Storico gestore della calzoleria Moscatelli, affacciata sulla piazzetta Calderini, Marino da qualche anno aveva lasciato il posto al figlio Marcello, ma una capatina in negozio la faceva sempre: amava sedersi sulla panchetta in legno e conversare con amici e clienti. Sfrecciava sulla sua Vespa, prima allacciando con cura il casco, che lasciava sfuggire i suoi candidi capelli svolazzanti.
Un nonno premuroso
Marino era un nonno affettuoso, conduceva i nipotini sul greto del Mastallone, insegnando loro a camminare sui ciottoli e a saltare sui sassi. Quando nel 2018 si ammalò ne parlò con tono neutro, quasi raccontasse qualcosa capitato ad un altro: ben conscio della gravità della malattia, si sottopose pazientemente a tutte le cure, non subendole, ma partecipando attivamente.
Continuò a vivere come prima, senza cedere un passo, fino al crollo degli ultimi due mesi, seguito alla morte dell’amico di sempre, Renzo Tosi, come lui appassionato di montagna, al quale rese omaggio il 29 marzo con una lettera aperta pubblicata sul Corriere Valsesiano: “Quando la tristezza ti impedisce di ricordare gli ottant’anni trascorsi senza mai perdersi di vista… purtroppo però nella vita c’è anche la morte” firmata: “Il tuo amico Marino”.
L’ultimo tratto della vita
Nell’approssimarsi del 25 aprile, ogni anno, puntualmente, mi chiedeva di dare il suo contributo alla vetrina allestita in Biblioteca: il bronzetto del partigiano, una foto del Cino, una poesia, ci metteva il cuore e gli occhi azzurri si velavano di lacrime quando mi raccontava dei morti al Fei, dell’amico Giulio che era scampato all’eccidio, o di altri episodi di terribile barbarie.
Avendo vissuto quegli anni tragici il suo unico desiderio era che non si ripetessero, la sua forza era il dialogo, il confronto, il rispetto delle Idee. Don Roberto Collarini era stato recentemente a trovarlo: avevano parlato a lungo, forse anche delle “cose ultime”, del senso di un cammino che si era ormai compiuto: Marino stava raggiungendo la vetta più alta di quelle sue amate montagne.
Se ne è andato un pezzo della storia di Varallo, di quella più autentica e popolare, ma Marino e la moglie Vanda hanno trasmesso ai figli, Marcello e Mara, il senso della moralità e il valore di un lavoro onesto.
Grazie Marino, mancherai a me e a quanti Ti hanno conosciuto: mi sento un po’ più sola, anche se cerco di non dimostrarlo e di “mantenere la posizione”.
Piera
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