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Cultura e turismo

Paolo Tiramani: museo Borgosesia al top dopo la scoperta sul Fenera

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Paolo Tiramani: museo Borgosesia al top dopo la scoperta sul Fenera. Il sindaco elogia la campagna di scavi che ha portato a ritrovare le ossa umane più antiche mai viste nel Nord Italia.

Paolo Tiramani: museo Borgosesia al top dopo la scoperta sul Fenera

Il sindaco di Borgosesia applaude la scoperta delle ossa umane di 300mila anni fa sul Fenera. E promuove il museo cittadino: «Sosteniamo ogni anno, attraverso il museo di archeologia e paleontologia “Carlo Conti”, gli scavi sul monte Fenera – ricorda il primo cittadino -, offrendo un supporto logistico ed un piccolo contributo economico. Negli ultimi anni l’assessore Paolo Urban si è molto impegnato per dare nuovo impulso all’attività del museo: i risultati degli scavi ogni anno confluiscono nell’esposizione del “Carlo Conti” e dunque questo straordinario risultato scientifico potrà diventare un fiore all’occhiello per il nostro museo, per la nostra città e per tutto il territorio. Complimenti a Marta Arzarello, professoressa del dipartimento Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Ferrara, direttore degli scavi, che ha spiegato che lo chignon occipitale e la sottostante fossa soprainiaca iniziano a comparire in maniera sporadica già nell’antenato del Neanderthal, l’Homo Heidelbergensis: siccome il rigonfiamento occipitale del reperto rinvenuto nella grotta della Ciota Ciara risulta essere poco sviluppato, in modo del tutto preliminare è possibile affermare che questo importantissimo resto appartenga ad una forma arcaica della specie neanderthaliana o addirittura ad un Homo Heidelbergensis».

La ricerca va avanti

«Tutte queste affermazioni – spiegano congiuntamente Marta Arzarello, Manuela Salvitti, architetto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli ed il sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani – saranno verificate grazie allo studio interdisciplinare che sarà condotto nei prossimi mesi dai ricercatori dell’Università di Ferrara».

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