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Addio maresciallo Mele: una vita da carabiniere in Valsesia

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addio maresciallo

Addio maresciallo Mele: è stato uno dei volti storici dell’Arma in Valsesia.

Addio maresciallo Mele

Era noto per il suo lavoro, per le caserme che ha gestito come un padre di famiglia, ma anche per il suo impegno nella comunità al di fuori del servizio. Questo il ricordo di molti colleghi del maresciallo Francesco Mele, storico comandante delle stazioni di Varallo e poi Borgosesia. E’ morto improvvisamente a 84 anni, lascia la moglie Eliana e i figli Maurizio e Silvio, ufficiali dei carabinieri. Si è spento all’ospedale di Borgosesia dove era stato ricoverato, sabato pomeriggio a dargli l’ultimo saluto non c’erano soltanto amici e famigliari, anche ex colleghi che hanno avuto sempre rispetto per il maresciallo della Valsesia. Ma Francesco Mele non era solo legato alla divisa, viene ricordato anche per il suo impegno nel sociale a favore delle persone meno fortunate.

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“Vecchia scuola”

Il maresciallo Mele tra gli anni Ottanta e Novanta è stato un punto di riferimento in Valsesia, era un carabiniere vecchia scuola, uno di quei marescialli che conoscevano il territorio e sapevano come muoversi, conoscevano le persone. Anche dopo la fine della sua carriera Francesco Mele era rimasto a vivere in Valsesia a Quarona. Ed è proprio nella chiesa parrocchiale del paese che sabato pomeriggio sono stati celebrati i funerali, poi la salma è stata tumulata al cimitero di Crevacuore. Aveva diretto a lungo la stazione dei carabinieri di Varallo, successivamente era stato a Borgosesia. «Se la caserma dei carabinieri di Borgosesia è cresciuta molto del merito va riconosciuto al maresciallo Mele e al suo modo di fare», lo ricordano i colleghi.

La carriera

Era fiero del suo essere carabiniere e orgoglioso che anche i suoi figli avessero proseguito la carriera militare nell’Arma. Quelli in cui lavorò il maresciallo Mele erano anni di rapine e sparatorie. Nel 1989 indagò sulla rapina al furgone delle poste sfociata in omicidio in cui perse la vita, dopo un conflitto a fuoco, l’appuntato Salvatore Vinci che aveva fermato i rapinatori durante la fuga. I responsabili vennero poi presi. Nel 1986 era stato nominato Cavaliere della Repubblica in occasione del 2 giugno, era anche vice presidente dell’Aior, associazione insigniti degli ordini della Repubblica sezione valsesiana. Era stato impegnato nel sociale: aveva aiutato la Caritas parrocchiale di Quarona e la Casa della mamma e del bambino di Borgosesia. Prima della messa sabato era stata allestita anche la camera ardente nel tendone della parrocchia di Quarona. Dando così la possibilità di portare l’ultimo saluto allo storico maresciallo.

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