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Anche a Borgo una camera protetta per le donne vittime di violenza

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Un centinaio dei club Soroptimist italiani hanno già aderito al progetto, inaugurando queste stanze collocate soprattutto nelle caserme dei carabinieri

Avviate le procedute per ottenere una camera protetta per le donne vittime di violenza. La stanza dovrebbe essere creata nella caserma di Borgosesia. 

In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, pochi giorni fa il Soroptimist club Valsesia, in collaborazione con Inner Wheel, Lions Club Valsesia, Rotary Valsesia e con il patrocinio del Comune di Borgosesia, ha proposto alla Pro loco lo spettacolo “E ‘l modo ancor m’offende”, storie di donne offese dalla violenza. «All’inizio di ogni fila di poltroncine – riferisce Piera Mazzone – era stato posto un nastro rosso, per ricordare lo scopo della serata, il cui ricavato sarà utilizzato per un service relativo alla realizzazione in zona di un ambiente protetto e di un kit tecnologico idonei all’audizione delle donne vittime di violenza e maltrattamenti, come ha ricordato la presidente del Soroptimist Valsesia, Daniela Campra. Un centinaio dei club Soroptimist italiani hanno già aderito al progetto, inaugurando queste stanze collocate soprattutto nelle caserme dei carabinieri. Anche a Borgosesia sono state avviate le procedure per ottenere le autorizzazioni alla creazione una camera di questo genere nella caserma. Alla serata era presente anche il vice comandante della stazione, Nicola Gilardoni, che ha invitato le donne a denunciare sempre i soprusi dei quali sono vittime o testimoni. Alberto Regis Milano, presidente dell’associazione Agape, che sostiene la Casa di prima accoglienza di Borgosesia, si è paradossalmente augurato che l’associazione un giorno si sciolga perché non ci sono più donne da aiutare». 

Sul palco è poi salita la compagnia teatrale “La dritta via”: «I due attori – spiega ancora Mazzone – muovendosi con grande scioltezza su un palcoscenico in cui c’erano solo un tavolo e due sedie, hanno saputo interpretare con grande naturalezza i due ruoli del professore e dell’allieva che si prepara a insegnare educazione affettiva e educazione di genere, da impartire già nella scuola primaria, come il miglior rimedio per combattere seriamente la terribile piaga del femminicidio e della violenza sulle donne. Sono stati fatti rivivere al pubblico episodi drammatici di violenze alle donne tratti dalla letteratura: dalla triplice violenza di cui fu vittima Francesca da Polenta, fatta sposare a un uomo che non amava, costretta a subirlo e poi uccisa con l’amante Paolo Malatesta, alle protagoniste de L’amore rubato di Dacia Maraini, donne vittime di violenza, sia fisica che psicologica. Sono state ricordate anche Franca Viola, che rifiutò il matrimonio riparatore e fece condannare il suo stupratore, Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, uccisa dalla mafia e Lucia Annibali, sfregiata in volto con l’acido, buttato da un sicario dell’ex fidanzato Luca Varani, donne coraggiose che si sono battute perché episodi del genere non si ripetessero mai più. Con i gesti e gli atteggiamenti venivano fisicamente rappresentate situazioni di violenza psicologica, che si manifestava come sopraffazione o atteggiamenti prevaricanti legati al ruolo ricoperto, che però la protagonista riusciva a superare e addirittura a ridicolizzare».

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