Attualità
Antonio, un sensitivo a Casa Serena. Ed è anche un artista
E’ nato nel 1927 a Quare di Campertogno
In Casa Serena, a Varallo, c’è un ospite molto speciale. Si chiama Antonio Ferraris, è nato il 22 febbraio del 1927 a Quare di Campertogno, da sei anni è ospite della struttura e dopo il compimento degli 80 anni ha iniziato a dedicarsi a molteplici attività intraprese per la prima volta. Una vita di fatica per Antonio, penultimo di otto fratelli (il più anziano quest’anno ha compiuto 101 anni, mentre gli altri ancora tra noi ne contano 93 e 85), trascorsa a lavorare come muratore e contadino, senza avere il tempo non soltanto di dedicarsi, ma di pensare alle proprie passioni. La poesia, la pittura, la musica e la spiritualità. Si, perché chi lo conosce parla di un suo dono particolare che lo rende una persona speciale: la capacità di leggere al di là delle cose, di leggere dentro le persone. Doni da “sensitivo” che utilizza per eseguire diagnosi scritte dello stato di salute di chi glielo chiede. In una stanza del quarto piano di “Casa Serena” gli è stato messo a disposizione uno spazio che utilizza come atelier, un vero e proprio laboratorio creativo, con fogli e colori per esporre le proprie opere e comporre le proprie poesie, che parlano di ciò che gli è più caro: i ricordi di una vita legati alla famiglia e alla montagna, le emozioni che si trova a vivere scatenate dall’incontro o dagli eventi con persone che lo colpiscono.
Certo, il buono stato di salute lo aiuta molto. Egli infatti ha scelto di stabilirsi a “Casa Serena” soltanto perché vivere da solo nella sua bella casa di Quare era diventato troppo pesante e complicato, ma è lo spirito a fare la differenza. Ferraris, a ottant’anni passati, ha imparato a suonare l’armonica a bocca, si cimenta con il disegno e la pittura, scrive poesie e sta raccogliendo tutti i suoi ricordi (vanta anche un’ottima memoria che gli permette di contestualizzare perfettamente ogni episodio del passato con date precise) in uno scritto, e trascorrendo il suo tempo con persone che come lui credono in una vita spirituale fatta di cicli e passaggi, e trascendente quella che viviamo. «Mi sono sempre adeguato a quella che era la vita di montagna – racconta – un’esistenza rigida che concedeva poco tempo per gli svaghi e le proprie passioni. Sono arrivato a frequentare soltanto la quinta elementare, ma ciò non mi impedisce ora di dedicarmi a ciò che mi piace e mi fa stare bene».
Una persona molto umile che lascia descrivere le sue abilità ai disegni, mostrati con orgoglio, alle poesie, che raccontano emozioni lontane nel tempo lette con la voce rotta e le lacrime negli occhi, e agli aneddoti della sua vita, che si è intrecciata anche con la grande storia, come quando i soldati tedeschi, durante la Seconda guerra mondiale, erano giunti affamati a chiedere un po’ di latte alla madre. La passione per la sua terra lo ha anche portato a interessarsi della storia di Quare e ad essere interpellato e intervistato da un’emittente svizzera riguardo alle vicende di Fra Dolcino svoltesi in quei luoghi. Una persona veramente speciale che merita di essere presa ad esempio, perché l’anzianità può anche essere vista come una risorsa.
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