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Area Fenera devastata dai cinghiali: la protesta

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allarme cinghiali

Area Fenera devastata dai cinghiali: la protesta.  A prendere posizione è Claudio Sagliaschi di Prato Sesia, storico locale che si definisce «né cacciatore, né pescatore, né tanto meno ambientalista di convenienza», ma che si dedica con passione al suo frutteto.

Area Fenera devastata dai cinghiali: la protesta

Claudio Sagliaschi

«Non m’interessa se vi sia una eventuale competizione tra cacciatori – dice Sagliaschi – m’interessa di più che i cinghiali non vengano a distruggere il mio frutteto come hanno fatto per ben quattro volte nei primi dieci giorni lo scorso agosto, scavando addirittura sotto la rete metallica alta due metri. Il danno è stato notevole sia per frutta distrutta, sia per gli alberi da poco innestati. E questi cinghiali non sono usciti dal parco del Fenera perché cacciati, ma solo perché essendo in troppi all’interno, cercano territori ove pascolare».

Alternative poco chiare

Secondo alcuni cacciatori infatti la presenza massiccia di ungulati sulle strade intorno al monte Fenera sarebbe da imputare a metodi poco ortodossi di caccia.«Non sono riuscito a capire – prosegue Sagliaschi – quali siano le alternative ottimali per contenere il problema dei cinghiali, mentre ho capito chiaramente che il problema maggiore sia la presenza dei “colleghi” scorretti e dei piani di abbattimento che a loro dire nulla servono. Per quanto riguarda la massiccia presenza di cinghiali nel Parco del Fenera, invito ad entrarvi per verificare le distruzioni del sottobosco; i cinghiali non si limitano a mangiare in superficie, ma arano il suolo impedendo la ricrescita di vegetazione per molti anni».

«Leggi più elastiche»

Sagliaschi critica le leggi attuali che regolano la caccia al cinghiale. «Si parla di rispetto di leggi assurde che prescrivono al massimo tre persone per battuta e il divieto di disturbare gli animali selvatici fuori dall’orario e dai tempi di caccia. Vorrei proprio – conclude con una battuta – che per par condicio anche questi animali selvatici non disturbassero me. Ma la soluzione in definitiva sembra che già esista: la costruzione di appositi recinti. Non per i poveri ungulati che non fanno altro che cercare di sopravvivere. Ma per noi».

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