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Cai Varallo riapre tutti i rifugi: garantita la sicurezza

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Cai Varallo riapre tutti i rifugi: «Professionalità per la sicurezza di tutti».

Cai Varallo riapre tutti i rifugi, ma non i bivacchi

Dopo il lockdown e l’emergenza Covid, riaprono i rifugi “custoditi” del Cai Varallo. Diversa la situazione per bivacchi e punti d’appoggio. «Questi hanno la porta aperta – dice Susanna Zaninetti presidente del Cai di Varallo – per garantire un loro utilizzo nell’emergenza, ma nell’impossibilità di eseguire le sanificazioni imposte dall’emergenza Covid, sono ufficialmente chiusi al pubblico per il consueto utilizzo».
Per qualsiasi informazione basta contattare il sito www.rifugimonterosa.it.

Sopralluogo alla Capanna Margherita

«Se siamo riusciti a riaprire – dichiara il titolare della Mbg, che gestisce in appalto i rifugi del Cai Varallo -, un merito lo dobbiamo riconoscere anzitutto al colonnello della guardia di finanza di Vercelli Fabrizio Nicoletti, che ha effettuato personalmente un sopralluogo alla Capanna Margherita dove sono emerse tutte le criticità. Per la prima volta un rifugio non è stato considerato solamente una attività commerciale, bensì un presidio di montagna evidenziandone l’indispensabile ruolo anche nell’ambito della sicurezza e del presidio territoriale».
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Importante rispettare le regole

La ripartenza del rifugio d’alta quota per eccellenza ha così trascinato tutti gli altri, che sono aperti e operativi dall’ultima settimana di giugno, con prenotazione obbligatoria, distanziamento sociale, mascherina, igienizzazione sistematica delle mani. «C’è molta collaborazione da parte degli alpinisti – prosegue il titolare della Mbg – anche se in quota la mascherina è mal sopportata. Molti turisti sono stranieri e in Svizzera ad esempio non ci sono norme come quelle che vengono imposte in Italia, per cui ogni tanto occorre ricordarle».

Difficoltà incontrate

All’inizio cambiare e impostare un nuovo sistema di gestione e somministrazione dei cibi, affinché non si creino assembramenti. Sicuramente la perdita del 50 per cento delle prenotazioni abituali non ci aiuta ma il problema più grosso resta l’abitudine, tutta italiana, di concentrare l’utilizzo dei rifugi nei weekend. Spesso siamo obbligati a rinunciare a tante prenotazioni che invece in altri giorni della settimana sarebbero ben accette».

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