Attualità
«Country Hospital di Varallo, la farsa è iniziata 20 anni fa…»
Un lettore riepiloga i fatti dal 1997 a oggi: «Un gioco delle parti sulla pelle dei poveri cristi»
Da un lettore di Varallo riceviamo e pubblichiamo.
«La chiusura del Country Hospital di Varallo è la penultima tappa (al peggio non c’è mai fine) di una vicenda (squallida) iniziata esattamente vent’anni fa. In sostituzione dell’ospedale “Santissima Trinità”, dall’allora Asl11, Regione Piemonte e dalle varie amministrazioni comunali furono promessi, nell’ordine:
1997(presidente della regione Ghigo, sindaco Pitto):120 posti letto di riabilitazione gestiti dalla clinica Maugeri di Veruno con ambulatori di radiologia e servizi.
1998 (presidente Ghigo, sindaco Pitto): i letti diventano 80 più 10 di Day Hospital
2004 gennaio (presidente Ghigo, sindaco Buonanno): i letti diventano 54 con la Tac e Country Hospital
2004 marzo (presidente Ghigo, sindaco Buonanno): niente 54 letti e Tac, ma forse Country Hospital
2006 (presidente Bresso, sindaco Buonanno): Casa della salute e Country Hospital.
A fronte di ciò, le cose effettivamente realizzate sono state queste:
2009 (presidente Bresso, sindaco Buonanno): apertura presso l’ex “Santissima Trinità” di tre piccoli studi per nove medici di base; trasloco degli ambulatori da viale Cesare Battisti e della palestra da Casa serena, con posa di targa “Casa della salute Don Ercole Scolari”.
2012 (presidente Cota, sindaco Buonanno): trasloco dei 10 posti letto di lungodegenza da Casa Serena all’ex “Santissima Trinità” con affissione del cartello “Country Hospital”.
L’unica novità sostanziale rispetto a prima (2006), a parte i locali, è stata l’apertura di ambulatori per i medici di base (con sala d’attesa nel corridoio e in comune con ufficio amministrativo e ambulatorio odontoiatrico), che per 19 ore e mezza a settimana ricevono i pazienti alla “Casa della salute” anziché nei loro studi privati, con quale maggiore beneficio per gli utenti non si sa. Per il resto è tutto come prima: stessi servizi, stesso personale con le stesse mansioni, stessi ambulatori specialistici, stessa “organizzazione fai da te” delle code con chiamata a vivavoce, stessi foglietti appesi all’ingresso: un semplice poliambulatorio (con quello di ecografia chiuso da oltre un anno e con quello di cardiologia nemmeno segnalato su Internet), ma non certo una “Casa della salute”. Per essere tale infatti è indispensabile che vi sia la presenza continuativa di almeno un medico di base dalle ore 8 alle 20, cioè 12 ore al giorno e 7 giorni su 7. E non, come a Varallo, per 18 ore di solo ambulatorio cinque giorni alla settimana.
In questo modo si garantisce la copertura medica per un eventuale ospedale di comunità di 15-20 letti, e l’erogazione di tutta una serie di numerosi servizi per i cittadini, primo fra tutti quello di pronto soccorso diurno, che sarebbe lungo elencare (si veda su Internet il sito di una delle ben 45 “case “ della sola Emilia Romagna).
Tutto autorizza a pensare che si è trattato di una operazione di facciata per mettere una pietra sopra una vicenda che dava fastidio a molti. La stessa motivazione del trasferimento del Country Hospital (con lo stesso personale si gestiscono il doppio di posti letto) è la (auto)denuncia della incompetenza e/o malafede di chi cinque anni fa lo realizzò (nella parte più infelice dell’ex “Santissima Trinità”) sprecando 800mila euro di pubblico denaro: da sempre è notorio che il modulo di 20 posti è quello ottimale per il rapporto tra costi e qualità del servizio (vedi standard ministeriali del 1988 e recente decreto Balduzzi del 2012).
Di questi risultati ovviamente i vari politici e direttori Asl coinvolti (Barabino, Brignoglio, Gallo, Sarpieri) non risponderanno, né i dirigenti loro collaboratori, che non cambiano mai al mutar dei direttori (in media uno ogni due anni dal 95 ad oggi) e magari sono stati anche promossi per questo capolavoro: alla fin fine Varallo e alta Valsesia sono solo una palla al piede per loro e, come “gentilmente” affermò a suo tempo il direttore Grando, dal punto di vista elettorale contano come un condominio di Torino. Onore alla franchezza. Ma Il fatto più grave è che a suo tempo il sindaco di Varallo, che della salvezza dell’ospedale si era fatto paladino, non solo non ha denunciato l’inganno ma ha contribuito a rafforzarlo, proclamando alla sua inaugurazione che “il cuore del Santissima Trinità torna a battere e con esso quello di don Ercole”. Quanto al gioco delle parti sulla pelle dei poveri cristi, ci sarà pure una Giustizia alla quale le comparse, che continuano a recitarlo in questi giorni, dovranno rendere conto».
Silvio Giubertoni
Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook