Attualità
Habilita festeggia 40 anni di storia
La Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese (No) è stata acquistata da Habilita alla fine del 2016. Per il gruppo bergamasco si è trattato di un momento storico in quanto è stata la prima acquisizione al di fuori dei confini della provincia orobica. Oggi Habilita festeggia 40 anni di storia e lo fa potendo contare su 700 dipendenti, 350 medici e 350 collaboratori esterni. Una realtà da oltre 2.500 protesi all’anno, 500mila prestazioni, da 70mila giornate di degenza, con 400 posti letto distribuiti in 5 strutture. Con 6 risonanze magnetiche, 6 sale operatorie e 5 camere iperbariche. La storia di questo gruppo nasce dalla passione per la medicina subacquea del presidente, il dott. Roberto Rusconi che spiega da dove nasce l’idea di realizzare il Centro Iperbarico di Zingonia (Bg).
“Il Centro Iperbarico di Zingonia nasce da una latente cultura iperbarica che veniva dalla logica della medicina subacquea e dalla medicina aerospaziale: le capsule dei progetti Gemini e Mercury erano tutte camere iperbariche. Altre applicazioni sono state le trivellazioni alla ricerca del petrolio nel sottosuolo. Quando i sommozzatori vengono inviati 400 metri sott’acqua si possono verificare seri problemi dal punto di vista fisiopatologico. Si è quindi voluto approfondire gli studi legati all’importanza dell’ossigeno iperbarico. I primi studi sono partiti nel mondo anglosassone. In Italia non c’erano le risorse economiche per sviluppare questo tipo di medicina nonostante le competenze di molti medici. I miei suoceri (Dr. Gianfranco Frigeni e Andreina Oldani) hanno quindi voluto promuovere questo tipo di medicina. Ricordo tutte le difficoltà per riuscire a far riconoscere la medicina iperbarica a causa della grande diffidenza di molti medici. È altrettanto vero che c’era molto entusiasmo da parte di altri medici. Mi ricordo che ospedali importanti da Bergamo, Brescia e Milano ci inviavano pazienti con certe patologie perché venissero trattati da noi. I primi anni sono stati caratterizzati da due aspetti fondamentali: quello medico e quello politico di inquadramento istituzionale. Non è stato facile far comprendere il significato della nostra presenza e quello che facevamo con le camere iperbariche. Sono serviti 8 anni per ottenere il riconoscimento. La convenzione è stata siglata nel luglio del 1987 e questo ha permesso l’accesso a tutti i cittadini ai servizi di medicina iperbarica tramite prescrizione medica. Il nostro era un team animato da una grande passione per quello che stavamo facendo: ricordo l’impegno di mia moglie Paola la cui professionalità è stata sempre al servizio di tutti i progetti di ampliamento che si sono susseguiti negli anni. Un’altra persona chiave sia dal punto di vista professionale che tecnologico per la nostra struttura è stato il Dr. Longoni. Ricordo poi l’ingegner Scandella che ha cominciato a lavorare con me con una grandissima passione quando ancora era al liceo scientifico. Eravamo un piccolo gruppo con medici, infermieri e pochi amministrativi”.
Nel 2004 viene realizzata a fianco dell’Istituto Iperbarico la prima clinica riabilitativa e il relativo poliambulatorio, accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale. «In realtà – prosegue il dott. Rusconi – l’idea di costruire la nuova casa di cura riabilitativa a fianco della camera iperbarica risale al 1999: mi rendevo conto che c’era una grave carenza nel nostro territorio nel settore della riabilitazione e abbiamo quindi deciso di fare questo importante passo. Visto poi il successo della casa di cura accreditata nel 2004, abbiamo quindi deciso di proseguire lungo questa strada. La casa di cura era formata da due elementi principali, la parte diagnostica con le attività poliambulatoriali e la parte di degenza. Entrambe funzionavano a dovere e abbiamo iniziato l’acquisizione di nuove strutture per incrementare queste attività”.
Dal 2005 al 2015, infatti, si susseguono le acquisizioni di altri presidi tra poliambulatori, ospedali, residenze sanitarie, laboratori e punti prelievo.
“Abbiamo partecipato al bando per la gestione dell’Ospedale di Sarnico, una struttura riabilitativa dove abbiamo voluto riportare tutte le nostre esperienze in questo settore. Abbiamo quindi voluto dare un senso tecnologico a tutti i nostri investimenti cercando di essere sempre all’avanguardia sotto l’aspetto della robotica e della tecnologia più in generale. Mi piace ricordare che siamo stati i primi a utilizzare la Risonanza Magnetica Nucleare aperta nei nostri centri. Per noi la tecnologia ha sempre rappresentato un elemento imprescindibile nei servizi offerti all’utenza”.
Un discorso particolare è quello che riguarda la robotica all’interno del gruppo. “Ho sempre desiderato che l’attività riabilitativa all’interno del gruppo fosse “misurata”. Mi spiego. Quando i robot fanno svolgere un’attività compiono per un numero stabilito di volte lo stesso identico movimento, sempre corretto dal punto di vista terapeutico, e, soprattutto, registrano tutto quello che viene svolto. In questo modo è possibile misurare l’entità delle riabilitazione”.
Nel 2016 si allargano i confini nell’interesse del gruppo nell’ambito chirurgico e viene acquisita la Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese, in Piemonte. Nel 2018 si aggiunge al Gruppo anche la Casa di Cura Villa Igea ad Aqui Terme (Al).
“Attualmente il Gruppo Habilita è diviso in due grandi aree, quella lombarda e quella piemontese. L’area lombarda si occupa di riabilitazione e di diagnostica. Per quanto concerne l’area piemontese, invece, esiste una struttura sanitaria denominata Casa di Cura Villa Igea – I Cedri che ha due presidi. Il Piemonte è la sede dove si svolgono tutte le attività chirurgiche. Nel settore della chirurgia protesica siamo tra i primi gruppi piemontesi”.
Ma quali sono le sfide del futuro e come l’azienda in 40 anni sia passata da un’organizzazione di tipo familiare ad una organizzazione strutturata come quella attuale lo spiega il direttore generale di Habilita, Andrea Rusconi.
“Qui in Habilita abbiamo la fortuna di avere un’attività che dura da 40 anni caratterizzata da uno stampo imprenditoriale-familiare: questo non è un aspetto così scontato. Io ho partecipato per 12 di questi 40 anni e la mia fortuna è stata quella di riuscire ad inserirmi in un contesto aziendale ancora molto familiare e di aver potuto partecipare alla crescita di un’organizzazione di un’impresa che oggi lavora su un territorio nazionale. Affiancare mio padre mi ha permesso di apprendere una metodologia di lavoro che non viene insegnata sui banchi di scuola. In questi 12 anni sono cambiate tantissime cose. Inizialmente qui erano presenti 5 o 6 figure amministrative: oggi, solo nel piano aziendale di Zingonia, ci sono circa 30 persone. Si tratta di un’organizzazione complessa che si è venuta a creare con un processo di selezione/assunzione del personale che ho voluto fortemente”.
Qual è la prossima sfida di Habilita?
“La sfida oggi è rappresentata dal riuscire a impostare un gruppo di lavoro impostato su un modello più organizzato dal punto di vista gestionale. Si tratta di un processo che ancora non si è completato ma si sta evolvendo progressivamente. Il mio obiettivo è quello di riuscire a creare un’organizzazione solida ed autonoma. Non voglio parlare di obiettivi in termini di fatturato o di posti letto: da buon bergamasco non voglio fare il passo più lungo della gamba, per ogni traguardo c’è il momento giusto”.
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