Attualità
I nuovi letti post-acuti all’ospedale di Borgosesia non ci sono
De Dominici: «L’Asl cambia solo il nome al country hospital di Varallo»
Arrivati in Valsesia gli annunciati dieci posti letto targati Cavs, sigla di “continuità assistenziale a valenza sanitaria” (in pratica la riabilitazione post-acuzie). Peccato che non si tratti affatto di “nuovi” posti letto: semplicemente sono quelli del country hospital di Casa Serena a cui è stato cambiato nome. Insomma numericamente non cambia assolutamente nulla. Infatti a qualcuno la mossa dell’Asl Vercelli puzza un po’ di beffa.
«Proprio due settimane fa chiedevo pubblicamente che fine avessero fatto i posti letto di continuità assistenziale annunciati nel piano – spiega Gian Paolo De Dominici, segretario provinciale del Pd -. La risposta è arrivata con una delibera dell’Asl che mi lascia alquanto perplesso». In particolare, nella delibera firmata dal direttore generale Chiara Serpieri si parla di «disporre con decorrenza dall’1 luglio la trasformazione di dieci posti letto del country hospital di Varallo Sesia in Cavs per i casi di moderata complessità clinica assistenziale assumendo la denominazione di Cavs della Valsesia». Insomma, nella sostanza il servizio di continuità assistenziale viene attivato, ma non nell’ospedale di Borgosesia (come si sperava) e soprattutto senza aumentare i posti letto, ma soltanto sostituendoli. «Il problema – spiega De Dominici – è stato risolto cambiando semplicemente il cartello fuori dal country hospital… Ora qualcuno mi deve spiegare cosa ci guadagna il territorio: i posti letto sono uguali». In più, il segretario del Pd non capisce come mai questi posti sono andati a finire a Varallo. «I posti di continuità assistenziale dovrebbero essere all’interno di una struttura ospedaliera. Se il ricoverato avesse bisogno di un qualche ulteriore esame sarebbe infatti possibile semplicemente scendere di piano. Dislocando invece il Cavs al posto del country hospital di Varallo avremo una serie di ambulanze che vanno su e giù dalla Valsesia con disagi per i pazienti e costi». La decisione però è stata presa e messa nero su bianco dall’Asl Vercelli. Così come denunciato da Paolo Tiramani di Lega Nord nelle scorse settimane, anche De Dominici è preoccupato per il futuro sanitario della Valsesia. «E’ utile ricordare che sabato e domenica non c’è più la reperibilità dei medici di otorinolaringoiatra – sottolinea -. Un bambino che ha una tonsillite deve andare a Vercelli. E’ un ulteriore disservizio al nostro territorio». La battaglia per difendere la sanità valsesiana non ha colore politico, e De Dominici affonda il colpo: «Siamo disposti a ragionare sul piano regionale sanitario, capiamo la crisi economica. Ma non possiamo essere penalizzati continuamente: dicano una volta per tutti che vogliono chiudere l’ospedale». Della questione De Dominici ha già informato i consiglieri regionali del Partito democratico Giovanni Corgnati e Gabriele Molinari, oltre all’onorevole Luigi Bobba.
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