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I ricordi di Cesare, unico ancora in vita tra i dipendenti che nel 1953 misero in funzione la seggiovia di Mera

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Il primo impianto del 1939, il ruolo del parroco, la visita di Mike Bongiorno

Si chiama Cesare Delprete, ha 88 anni, vive a Scopello ed è l’unico ancora in vita del gruppo di dipendenti che per primi fecero funzionare la seggiovia verso l’alpe di Mera. Ma la seggiovia inaugurata nel 1953 non era la prima.

«Una vecchia seggiovia, a uso quasi privato, fu costruita nel 1939 – racconta Delprete -, era patrocinata da industriali come Lesna e Botto. Era progettata dall’ingegner Merz, aveva un posto solo, 150 seggiolini e impiegava venti minuti. Il motore, insieme ad altri materiali come cemento, ghiaia, acqua e ferro, venne portato a monte con un teleferino montato accanto al tracciato. Il problema fu il riduttore: durante la salita toccò una pianta, si sganciò e rotolò per parecchi metri nel bosco. Per fortuna non si ruppe niente. C’era una particolarità: i tralicci erano di una ditta e le due stazioni di un’altra, non ho mai capito perché».

Poi venne fatta la nuova opera e Delprete, che è una miniera di aneddoti,  racconta: «Decisivo fu l’impegno di don Attilio Canavese, parroco di Scopello: fu lui a convincere i più scettici dell’utilità dell’opera, la inaugurò personalmente davanti a 40 pullman provenienti da tutto il Piemonte, ma morì appena pochi giorni dopo». A lui è intitolato il piazzale di partenza della moderna seggiovia. Servì quasi un decennio per una seggiovia all’avanguardia.

«Nel 1953 venne costruita la seconda seggiovia, parallela alla prima – prosegue Delprete – costruita dalla ditta svizzera Von Roll, portava 800 persone al giorno. Era la più moderna all’epoca, ne esisteva una simile soltanto sull’Etna. A inaugurarla venne Umberto Nobile, il primo a sorvolare negli anni Venti il Polo Nord con il dirigibile. C’erano delle regole severe sull’altezza tra i seggiolini e il terreno; Nobile volle salire e misurarla personalmente».

Il tracciato della seconda seggiovia è ancora parzialmente visibile, proprio a fianco di quella attuale. «Esisteva una norma – continua – che prevedeva un rifacimento quasi totale dell’intero impianto dopo trent’anni. Dopo questo periodo, intorno al 1983, si decise di demolire la seconda seggiovia e potenziare la prima, che era stata adibita al trasporto di materiale».

Una storia, quella di  Cesare, di amore per la montagna e di passione per il proprio lavoro. «D’inverno facevamo manutenzione di skilift e seggiovia, d’estate seguivo l’ingegner Merz nella costruzione di altre seggiovie. Era il periodo del boom di questo tipo di opere, ne abbiamo costruite, fra le altre, a Gressoney e Limone Piemonte – conclude Delprete. Una volta mi capitò di far salire perfino Mike Bongiorno. Venne senza pubblicità, ringraziò, ma era una persona come tutte le altre». 

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