Attualità
Il ponte di Romagnano fu costruito nel punto sbagliato: ecco come andò nell’800
Il ponte di Romagnano crollato durante l’alluvione è stato costruito negli anni Cinquanta. Quello precedente, che sorgeva a pochi metri di distanza, aveva una più lunga storia: risaliva infatti al Diciannovesimo secolo. Lo storico Claudio Sagliaschi illustra le complesse vicende politiche che all’epoca portarono alla scelta del punto di costruzione. Una scelta contestata dai tecnici di allora.
Il ponte di Romagnano: la sua storia
Una storia lunga e complessa, che ha visto diversi personaggi più o meno noti protagonisti. Dallo storico Claudio Sagliaschi riceviamo e pubblichiamo un resoconto delle vicende che nell’800 portarono alla decisione di costruire il ponte sul Sesia a Romagnano, contro il parere dei tecnici che indicavano la zona al Sasso del Bagno di Prato Sesia, dove la struttura poggerebbe su un terreno più solido. «Ecco quanto emerge dagli scritti di Bartolomeo Galletti durante le discussioni preliminari alla costruzione del ponte di Romagnano nel 1855-56 (scritti che poi pubblicò nella sua rivista “Ponti e strade” in diverse puntate e che si trovano nel Fondo Durio della Biblioteca civica di Varallo. Galletti, fisico, letterato e possidente in quell’epoca abitava a Prato Sesia e la vicenda la visse personalmente impegnandosi testardamente a difendere la sua opinione a tutti i livelli politici, e basata sulla costruzione del ponte al “Sasso del Bagno” in territorio pratese. Non per scelta campanilistica ma supportata da ragioni logiche».
Sasso del Bagno
«I suoi saggi – difficili per altro da leggersi per il linguaggio usato e le eccessive dissertazioni – contengono molte notizie su come si svolse la vicenda con però la mancanza di nomi dei molti “attori locali” che spinsero oltre misura per la “sciagurata” decisione del collocamento del ponte. Stessa scelta che fece anche il Dionisotti che scrisse “tacendo di coloro che per neghittosità e strane pretese furono causa di tanto danno, non devo lasciar ignorato che molto si adoprò per impedirlo il consigliere a quel tempo del comune, signor Giovanni Torelli di Giacomo” (pag. 184). Che forse fu l’unico.
Già 50 anni prima – nel 1810 – in pieno periodo napoleonico si era avanzata l’ipotesi di un ponte di attraversamento della Sesia con progetto dell’ingegner Gabbio, ed il luogo migliore era risultato al Sasso del Bagno, sotto il comune di Prato Sesia.
L’idea del ponte venne ripresa agli inizi del 1853 ma Romagnano si dimostrò contraria perché sul suo territorio era da secoli presente il porto per l’attraversamento del fiume con barche e chiatte a pagamento per i non romagnanesi. Tale attività portava molto denaro alle casse comunali».
Le ipotesi
«Ma i tempi stavano cambiando rapidamente con l’industrializzazione e le nuove prospettive di scambi commerciali con progetti stradali e ferroviari. E così Romagnano si convinse a riconsiderare il problema.
Nei mesi di aprile e maggio 1855 una delegazione di ingegneri e impresari delle due provincie confinanti fecero rilievi e misurazioni in alcuni punti del fiume dove fosse possibile costruire il ponte.
1) in linea retta con la piazza centrale di Romagnano – costo stimato 650.000 franchi.
2) alle falde del San Lorenzo (dove poi si fece) – costo stimato 400.000 franchi
3) tra Romagnano e Ghemme (progetto che fu subito abbandonato)
4) al Sasso del Bagno di Prato – costo stimato 300.000 franchi
5) allo sporgimento del Tei (circa 300 metri a monte del Sasso del Bagno) – costo stimato 200.000 franchi.
Da notare che le ipotesi 4 e 5 sono i luoghi che recentemente si è scoperto facenti parte della “caldera” del Supervulcano. Nell’estate del 1855 il progetto dell’ingegner Callerio al Sasso del Bagno di due pile centrali e tre arcate da 36-40 metri, aveva superato la prova di due consigli provinciali (Novara e Vercelli), ed altrettanti consigli divisionali con la maggioranza di 12 voti rispetto ai 9 voti per il ponte al San Lorenzo. Quest’ultimo era un progetto dell’ingegner Marsano e prevedeva 6 pile con 7 arcate di 15 metri (che aumentarono di una in seguito)».
I costi
«Nello stesso tempo il consiglio di Vercelli inizia le trattative con il signor Bianco già costruttore dei ponti vercellesi sulla Sesia e sul Cervo, che accetta il prezzo di 360.000 franchi per il progetto Callerio al Sasso del Bagno. Prezzo comprensivo delle strade di accesso in entrambi i lati, e comprensivo dell’allargamento della strada sotto il Pian di Cordoba in riva destra. Inoltre sarebbe stato in grado di consegnarlo entro un anno dalla firma.
Nonostante tutte le indicazioni favorevoli per il Sasso del Bagno, il progetto venne bloccato dal comune di Romagnano e dalla provincia di Novara per ragioni “oscure” di un “forte partito novarese” che ha il sopravvento sulle decisioni già approvate, tant’è che per aumentarne le pressioni – provocatoriamente – il consiglio provinciale determina di stanziare 100.000 franchi per il ponte al Sasso del Bagno, oppure 150.000 franchi se fatto al San Lorenzo.
Il 15 ottobre 1855 l’ingegnere della provincia Colli – vera anima dell’intrigo – insieme al deputato Giovanola contatta ministri, deputati, Compadroni della Roggia Mora, personaggi potenti come il marchese Saporiti, i novaresi Bollati che da pochi anni avevano costruito lo stabilimento a pochi passi dal futuro ponte, per osteggiare il progetto pratese. Risultato fu che il 25 novembre 1855 il ministro dei lavori pubblici Paleocapa incarica ufficialmente l’ingegner Colli di decidere definitivamente sul progetto Marsano al San Lorenzo, oppure sul progetto Callerio al Sasso del Bagno. E si sa che Colli è il vero propugnatore dell’ipotesi numero 1 fin dall’inizio e lo fa ancora di più con una seconda relazione del 27 febbraio 1856 nonostante i minori costi dell’altro, ma soprattutto di maggiore sicurezza».
L’intervento di Cavour
«Probabilmente le proteste volano più alte ancora ed arrivano all’apice del potere sabaudo tant’è che interviene Cavour stesso che nomina l’ingegner Moglino di Nonio per bilanciare lo strapotere “politico” di Colli. Costui visita il luogo il 17 e 18 marzo 1856 e dichiara che preferirebbe vedere il ponte, non in uno o l’altro luogo, bensì alla lama del Tei e comunque in un luogo più sicuro grazie ai fondali di porfido. Decisione dichiarata ufficialmente il 28 giugno. Contestualmente la provincia di Vercelli ne propone la costruzione in quel luogo accollandosi totalmente le spese riservandosi però il diritto di riscuotere il pedaggio per 30 anni.
La faccenda è piuttosto intricata tant’è che Cavour stesso viene a visitare in incognito il luogo il 5 agosto 1856, però sembra che visiti solo il luogo dove sarà effettivamente fatto spingendosi solo fino al Ponte della Brida ma non oltre dove vi erano le altre due ipotesi migliori. Forse i giochi erano già terminati. (Il MonteRosa del 29 maggio 1862 riporta la data del 9 agosto)
Il ponte al San Lorenzo venne inaugurato il 9 settembre 1860 si dice con l’intervento dello stesso Cavour. Il costo fu di circa 450.000 franchi. Durò solo 90 anni e l’8 novembre 1951, sempre a causa di una piena cedettero due arcate. Poco dopo una terza.
Nel 1957 venne ricostruito a pochi metri più a nord del precedente. E’ durato solo 63 anni, e durerà ancora molto meno se verrà ricostruito nello stesso luogo perché è costruito “sul nulla” come diceva Galletti mentre al Sasso del Bagno o al Tei sarebbe ancorato sulla roccia viva della Caldera del Supervulcano».
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Samantha Collacca
22 Ottobre 2020 at 21:46
Narrazione più che affascinante! Saper collocare su una cartina della zona anche i luoghi citati, sarebbe l’optimum (perlomeno per i non Pratesi o poco pratici di questo territorio).
alessandro belviso
22 Ottobre 2020 at 22:43
la questione dei politici che “decidono” dove e quali opere costruire in spregio alla razionalità vedo che non è annosa ma…secolare. i loro gretti interessi prevalgono avendone l’autorità…finchè l’avranno
Achille Piccio
24 Ottobre 2020 at 15:41
Interessate articolo. E ora per il rifacimento di terrà conto della storia e del terreno di fondazione?