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In Valsesia non c’è posto per la visita: «Vada ad Alessandria»

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Diabete: in Valsesia non c’è posto per la visita. Uomo chiama il Cup da giorni e viene rimbalzato.

In Valsesia non c’è posto per la visita: «Vada ad Alessandria»

Deve fare una visita con urgenza per il diabete di cui soffre, ma il posto non c’è. A meno di fare chilometri. È quanto si è sentito rispondere un 71enne malato di diabete residente in Valsessera. All’ennesimo tentativo gli propongono come sede della visita Novara o Alessandria. Un caso non isolato purtroppo.

Posto per la visita non c’è

«L’impegnativa è del 10 giugno – racconta a “Notizia Oggi” – e ho telefonato al numero regionale per le prenotazioni come mi è stato detto. Mi è stato risposto che non ci sono posti e di richiamare più avanti. Ho riprovato quindi qualche giorno dopo e la risposta è stata uguale, così come il giorno dopo ancora». Alla fine gli è stata proposta una visita a Novara, una trasferta troppo lunga per l’uomo. «Abbiamo un ospedale qui vicino e non capisco perchè non si possa fare una visita – riprende – tra l’altro con tanto di prescrizione da parte del medico». Intanto i giorni passano e la visita l’uomo non è ancora riuscita a farla.

Il problema è il centralino

Per prenotare una visita medica in ospedale c’è un numero telefonico verde regionale che decide quando e soprattutto dove mandare i cittadini biellesi a curarsi.

In realtà chi ha l’urgenza gode anche della priorità, ma non è sempre così visto che capita che posti per le visite proprio non ci siano. Inoltre il centralino non sempre tiene conto delle distanze e delle esigenze specifiche dei pazienti. Ecco perché una persona che deve fare una visita può vedersi prenotata la stessa in un ospedale a Cuneo oppure ad Alessandria. Situazione che ovviamente è speculare. Un cittadino torinese che deve farsi visitare un ginocchio, può vedersi prenotata la prima visita medica disponibile a Ponderano o Vercelli, anziché nella provincia di residenza molto più comoda e accessibile.

“Cup” è il nome in codice del Centralino unico delle prenotazioni, che sta facendo emergere insofferenza e proteste anche sui social, con racconti di casi più o meno eclatanti.

Non è solo l’azienda sanitaria Vercelli a essere interessata da queste problematiche, ma tutto il quadrante. Lo ha fatto notare Cristina Martiner Bot, segretaria generale della funzione pubblica della Cgil/Biella: «Questo meccanismo del centralino regionale però non funziona in tutto il Piemonte. La politica regionale dovrebbe realizzare dei correttivi nell’interesse dei cittadini».

E le soluzioni? «Premessa: le risorse per abbattere le liste d’attesa ci sono e sono importanti, ma non si riesce a spenderle tutte. Per abbattere ulteriormente le liste d’attesa e ritornare alla normalità si potrebbe pensare, a livello regionale, di fare un patto con i medici ai quali chiedere di rinunciare per un breve periodo a svolgere la libera professione. I medici sarebbero a disposizione per ampliare l’orario di apertura degli ambulatori, riconoscendo loro ovviamente gli adeguati compensi. Certo va trovato un accordo, nel quale vengono chiariti i compensi e disciplinati i tempi e le modalità. Ma si può fare».

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