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Ivan Camurri batte la leucemia e torna a correre

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Ivan Camurri batte la leucemia e torna a correre

Ivan Camurri torna a correre dopo avere affrontato la leucemia mieloide acuta: il runner di Alagna riparte. Una carica di ottimismo per se stesso e per chi sta ancora affrontando questa malattia.

Ivan Camurri in corsa

Niente occhi puntati sul cronometro, né particolari ambizioni di classifica, ma tanta voglia di ricominciare: Ivan Camurri è tornato a correre in una gara. O meglio, in una “tapasciata” come la chiamano gli addetti ai lavori: una corsa di 12 chilometri su un percorso di media difficoltà. Sabato ha preso parte infatti al “Mottino”, la gara corta del Trail del Motty.
Sono passati due anni e mezzo dall’ultima volta in cui ha messo un pettorale, in questo periodo ha combattuto una malattia terribile: la leucemia mieloide acuta. Così come ha sempre fatto in gara ha stretto i denti anche nei momenti difficili e un passo alla volta è riuscito a vedere la luce in fondo al tunnel.

Un percorso difficile

Sono stati due anni e mezzo tosti per Camurri: ha superato quattro cicli di chemio, ha perso chili, ha dovuto rimanere chiuso in una stanza di ospedale per cinque mesi con aria e acqua filtrata. Ha dimostrato di avere una grande forza di volontà, ma è stato importante anche il supporto che ha ricevuto dalla moglie Agnese Valz Gen (i due si sono sposati in ospedale). Tra l’altro cinque giorni dopo la diagnosi, la coppia ha scoperto di aspettare un bimbo. Determinante anche mamma Gisella Bendotti, anche lei una runner con la “r” maiuscola che ha ridato la vita a suo figlio donandogli il midollo.

Una spinta morale

Sabato quali sono state le sensazioni durante i 12 chilometri del “Mottino”?
E’ stato bello rimettere un pettorale. Sono passati due anni e mezzo dall’ultima gara. Ho provato una grande emozione.
Cosa ti ha spinto a tornare alle gare?
Ho voluto correre la gara per darmi una spinta morale. Ho voluto farla anche per dare un messaggio di speranza. Conosco tante persone che sono ancora dentro questa brutta malattia. Quando io ero in ospedale avrei avuto bisogno di avere un esempio del genere davanti, mi avrebbe dato forza ed è quello che spero di trasmettere.
Come sono stati questi 12 chilometri di gara?
Ho imparato molte cose: ho imparato che anche 12 chilometri possono essere eterni, ho imparato che c’è ancora tanto da lavorare, ho imparato a fare una gara senza ambizioni di classifica o tempo, ho imparato che si fa fatica anche nelle retrovie, ho imparato ad apprezzare lo sforzo dei “tapascioni” ora che lo sono anch’io, ho imparato che fare una gara dopo una settimana di chemio forse non era proprio il massimo.

Corsa a due

E poi eri in ottima compagnia, vicino a te c’era Agnese…
Correre questa gara con mia moglie è stato ancora più emozionante. Avere lei vicino mi ha dato la carica ed è stato bello. Ho imparato che con lei al mio fianco anche la fatica più dura passa in secondo piano. Nei momenti duri mi incitava a non mollare.
Prossimi obiettivi?
Cercherò di tornare un po’ più in forma continuando ad allenarmi. Le gare che facevo prima erano decisamente più lunghe. Con un passo alla volta ci arriverò. Adesso l’importante era fare qualcosa per me e trasmettere un messaggio agli altri.

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