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La Valsesia ricorda Patrizia Zaninetti, ex caposala in cardiologia

«Era gentile, intelligente, generosa con chi si affidava alle sue cure»

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La Valsesia ricorda Patrizia Zaninetti, ex caposala in cardiologia. Nella chiesa parrocchiale di Valduggia è stato dato sabato l’ultimo saluto a Patrizia Zaninetti.

La Valsesia saluta Patrizia Zaninetti

Ha voluto partecipare alla celebrazione delle esequie anche don Dante Airaga, che la conobbe nel 1963, quando fu istituita la scuola media unificata. Fin da allora si dimostrò essere una ragazza vivace, intelligente, che amava il dialogo, votata ad una missione che l’avrebbe portata a diplomarsi infermiera. Nel suo lavoro seppe essere “la mano calda sulla fronte del paziente”, perché la sua era stata una autentica scelta d’amore.
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Gli studi

Patrizia era nata a Valduggia nell’aprile del 1952. Aveva scelto di intraprendere gli studi di medicina: si era diplomata infermiera diventando poi a sua volta “monitrice” alla scuola infermiere. Aveva lavorato all’ospedale di Varallo e dal 1986, per trent’anni, era stata caposala in cardiologia. L’amica e collega Claudia la ricorda come una persona professionalmente ineccepibile, severa con se stessa e con gli altri: «Patrizia ha sacrificato la vita al suo lavoro, ma sapeva anche essere allegra, ironica. Con lei, che è stata mia testimone di nozze, ho condiviso tutto, a partire dalla scuola a Biella. Essendo due caratteri forti, spesso ci siamo scontrate, ma sempre ritrovate nell’amicizia: mi restano tante belle risate insieme, liberatorie, sincere».

In opposizione

Per un mandato sedette in consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione, formulando le sue interpellanze in modo diretto, puntando sempre al cuore del problema.
«La donna che ho conosciuto io era Pat, amava i gatti – scrive Piera Mazzone – la piccola Miù è ancora qui grazie a lei che la salvò. Sempre gentile, riservata, era il punto di riferimento della quotidiana passeggiata in un momento difficile della mia vita: non chiese mai nulla, era semplicemente accogliente. La sua salute declinò al punto da costringerla, alle soglie del covid al ricovero nella casa di riposo “don Florindo Piolo” di Serravalle, dove è stata accolta, accudita e apprezzata per la sua mitezza. Adesso, che la pandemia era superata, si sperava in un tempo più sereno, in cui tornare agli abbracci e agli incontri nel bel giardino profumato di fiori, invece inatteso è arrivato l’istante del commiato. Sei stata generosa con chi si affidava alle tue cure nei momenti dolorosi della vita e della malattia, non hai mai giudicato, i tuoi passi sono tornati leggeri sulle ali delle farfalle che ti hanno fatta volare nella nuova primavera».

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