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Le maschere del carnevale di Ara vanno in pensione

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Ermes Tosetti e Alessandrina Mo Granzina si sono ritirati dopo la festa del Simp: «Colpa dell’età»

Per undici anni Ermes Tosetti e la moglie Alessandrina Mo Granzina hanno vestito i panni delle maschere del carnevale di Ara, domenica scorsa li hanno indossati per l’ultima volta. Il “commiato” di Patacioi e Pataciola è arrivato in occasione del carnevale di primavera del Simp, che a teatro ha dato vita a una festa a tema brasiliano.

«Resteremo comunque nel comitato – dice Tosetti -, ma l’età avanza e vestire i panni delle maschere sta diventando troppo faticoso. Ci sono cene e veglie alle quali si deve essere presenti e poi ci sono, anche e soprattutto, i giri dei cortili. Ma io ho 86 anni e mia moglie ne ha 81, non ce la sentiamo più. Continueremo a far parte del comitato come accompagnatori; io il carnevale ce l’ho nel sangue, non potrei mai farne a meno».

E’ da vent’anni che la coppia è nel comitato carnevale di Ara; non lo hanno lasciato nemmeno quando si sono trasferiti dalla frazione a Grignasco centro, per avere servizi e negozi più a portata di mano. «Siamo originari di Ara e amiamo il suo carnevale, che ogni anno, nel giorno del sabato grasso, fa arrivare 300 persone e oltre quaranta comitati. In questi anni abbiamo dato a questa manifestazione tutto ciò che potevamo».

Chi indosserà ora gli abiti di Patacioi e Pataciola? «Per il momento non si è fatto avanti nessuno – dice ancora Tosetti – molti giovani non hanno più voglia di impegnarsi e tra l’altro quelli che vivono in frazione sono sempre meno, c’è chi se ne va per lavoro, chi perchè mette su famiglia altrove. Affronteremo la questione alle prossime riunioni del comitato e speriamo di trovare qualcuno disposto a proseguire con questa bella tradizione». Sulla giacca da Patacioi Tosetti ha una vera e propria collezione di medaglie: «Ogni anno si inizia all’Epifania e si finisce con il carnevale ambrosiano – conclude il grignaschese -, sono settimane impegnative, ma ricche di bei momenti. I ricordi piacevoli sono talmente tanti che non sono nemmeno capace di sceglierne uno».

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