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Lupo in Valsesia: dopo la protesta ecco le richieste degli allevatori

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Lupo in Valsesia protestano gli allevatori: «Serve una soluzione, sennò chiudiamo i battenti».

Lupo in Valsesia: ecco le richieste degli allevatori

Nella mattinata di mercoledì 29 luglio decine di allevatori hanno manifestato davanti al teatro Civico di Varallo, dove era in programma un convegno dedicato alla presenza del lupo sulle Alpi. Ammessi alla discussione anche alcuni rappresentanti degli allevatori, esasperati da una situazione che secondo loro si sta facendo pesante, con decine di capi di bestiame vittime di predazione da parte dei lupi negli ultimi anni.

Sempre più aziende agricole chiudono

«Più che pensare a una convivenza con i lupi – spiega Marco Defilippi, allevatore e assessore dell’Unione montana dei Comuni – il problema sta diventando quella della sopravvivenza. Ci sono aziende agricole che hanno deciso di chiudere e altre che vanno avanti con grande fatica».
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Nulla contro i lupi

«Non abbiamo nulla contro i lupi, è giusto sottolinearlo, ma va detto anche che se non si trova una soluzione si rischia di distruggere una microeconomia montana, che ha anche un forte legame con il turismo. Fare l’allevatore in montagna è faticoso di per sé, impensabile che si possa stare 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno a difendere i propri animali dagli assalti dei lupi».

In Europa piani di contenimento

«Ci sembra purtroppo ormai inevitabile ipotizzare, analogamente a quel che succede in altri paesi europei, dei piani di contenimento rivolti in primis ai capi autori di predazioni e a quelli che si avvicinano ai centri abitati e alpeggi».
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Assumere dei sorveglianti

Lo stesso Defilippi, durante l’incontro, ha avanzato alcune proposte: «Suggeriamo come metodo di aiuto, non il mortificante sistema dei rimborsi dei capi abbattuti, bensì la creazione di un fondo per le aziende mirato all’assunzione di manodopera per la sorveglianza degli animali negli alpeggi. Sempre che si trovino persone disponibili a passare l’estate in un alpeggio, con pochi confort, talvolta senza corrente servizi igienici e magari senza un tetto».

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