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Minoranza Pray perplessa sulla fusione: poi non si torna indietro
Minoranza Pray perplessa sulla fusione: «Anche dopo lungo fidanzamento il matrimonio potrebbe fallire».
Minoranza Pray perplessa sulla fusione
«La fusione tra due comuni equivale al matrimonio tra due persone. Anche se il periodo di fidanzamento è stato lungo e costante, non sempre questo matrimonio riesce. Soltanto la convivenza quotidiana fa emergere i difetti delle persone e, a volte, ne consegue il fallimento della famiglia soprattutto quando un coniuge prevarica l’altro e ne calpesta la dignità». Così il consigliere di opposizione Gian Eugenio Ferla commenta il progetto di fusione tra Pray e Coggiola che gli era stato presentato dal sindaco Gian Matteo Passuello.
Rispettare le tradizioni locali e i cittadini
«Non sono contrario al concetto di fusione tra due comuni, pur che vengano soddisfatte alcune condizioni ed osservate le regole. Sono propenso per un comprensorio maggiore, che coinvolga tutta la Valsessera, una fusione con Portula, Crevacuore, Ailoche, Caprile, Curino». Aggiunge: «Due sono le condizioni da rispettare: la tradizione storica, culturale e sociale dei paesi. Coggiola e Pray sono stati due paesi antagonisti, con un acceso campanilismo in ogni campo: sportivo, sociale, storico e anche culturale. Soprattutto occorre rispettare la volontà dei cittadini, che devono esprimersi. In un regime di democrazia, il cittadino è sovrano. La seconda condizione è puramente tecnica: è necessario un confronto patrimoniale, di bilancio, di costi, di investimenti, di spese. L’analisi deve essere tecnica, e non politica». E chiude: «Ultima considerazione: il matrimonio tra due coniugi si può sciogliere con la separazione ed il divorzio, la fusione tra due comuni, non può più essere sciolta».
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