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Monsignor Alberto Albertazzi sacerdote da 50 anni

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Il parroco di Crevacuore (e altre sei comunità) ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di ordinazione

Cinquanta anni di sacerdozio per monsignor Alberto Albertazzi, parroco di Crevacuore e di altre sei comunità della zona. Ha 74 anni ma la pensione è ancora lontana anche perchè mancano le “nuove leve”: «C’è ancora da correre – confida -. Numericamente copro un territorio di 5300 abitanti sparsi in sette parrocchie diverse e tutto diventa più complicato. Ma sono parrocchie simpatiche e bei posti. Io, montanaro d’origine, mi sono ambientato bene in Valsessera».
In mezzo secolo di sacerdozio sono state quattordici le parrocchie dove ha fatto tappa.

Ieri è stato festeggiato in seminario a Vercelli. Nato nel 1943 a Vercelli, venne ordinato sacerdote il 26 giugno del 1967 nella cattedrale di Sant’Eusebio. Ha acquisito la licenza in liturgia al Pontificio istituto San Anselmo di Padova. Per anni è stato responsabile del seminario di Vercelli, segretario della commissione liturgica diocesana, nonchè direttore dell’ufficio catechistico diocesano, oltre che delegato arcivescovile per la catechesi, per l’insegnamento della religione cattolica nella scuola. Ma è stato anche responsabile dello studio teologico eusebiano e vicario del clero. Come parroco invece ha avuto cura delle parrocchie del Torrione di Costanzana, quindi Oldenico, Livorno Ferraris, Robbio, San Bernardo di Vercelli, poi Sant’Agnese e rettore di San Giuliano in Vercelli. Da ormai cinque anni è parroco di Crevacuore dove gestisce ben sette comunità parrocchiali comprese quelle di Ailoche, Guardabosone, Caprile, Pray Pianceri e Postua.

Monsignor Albertazzi ha concentrato la prima parte della sua attività pastorale nel basso Vercellese, mentre negli ultimi otto anni è in Valsessera dove ha via via “collezionato” anche le attuali sei parrocchie. Inizialmente c’erano solo Crevacuore, Guardabosone, Ailoche e Caprile, poi si sono aggiunte anche le altre. «Questi cinquant’anni sono volati – riprende monsignor Albertazzi -. I continui spostamenti da una parrocchia all’altra hanno reso tutto più veloce. Per la statistica, sono quattordici le parrocchie in cui sono stato». Con così tante comunità, bisogna organizzarsi: e così, grazie anche all’aiuto di qualche collega, è stato stilato il calendario delle funzioni religiose cercando di non scontentare nessuno. Il futuro preoccupa un po’ monsignor Albertazzi: «Dovrei andare a riposo, ma manca il ricambio generazionale. Non ci sono più parroci, per di più qualcuno dovrà pur farsi carico delle chiese sparse su tutto il territorio. E’ anche vero che i parroci diminuiscono, ma anche la popolazione che frequenta la chiesa viene un po’ a mancare…».

Monsignor Albertazzi è anche uno scrittore che non le manda a dire. Le sue lettere non sono di quelle che passano inosservate, come quando si scagliò contro i vandali che colpirono due anni fa il santuario di Azoglio, o quando scrisse alla Provincia di Biella per far spostare la terra accumulata da mesi nel piazzale del santuario: «Devo mobilitare i bambini della scuola dell’infanzia muniti di secchiello e paletta?» chiedeva all’epoca. Di recente ha pubblicato anche un libro: lo “Zibaldino”: «E’ un titolo volutamente al diminutivo – spiega il parroco nella relazione di presentazione – per non mettermi in concorrenza con Leopardi. Ne sarei uscito con le ossa rotte». Le pagine raccolgono opinioni dell’autore su temi in prevalenza religiosi, ma non solo. Monsignor Alberto Albertazzi ha deciso di raccogliere i suoi pensieri. Nel libro vengono introdotte riflessioni introspettive sull’essere umano e il contesto sociale odierno.

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