Attualità
«Nessuna colpa per la morte dell’alpinista Pietro Gilodi»
Archiviata la posizione della guida alpina di Alagna Nicola Viotti. Era con lui come amico e non come professionista
E’ stata archiviata dal tribunale di Aosta la posizione di Nicola Viotti, la guida alpina di Alagna che era stata indagata a piede libero dopo un incidente mortale che si verificò il 20 aprile dello scorso anno in Valgrisenche. Per lui l’accusa era di omicidio colposo. Sotto la vetta del Rutor persero la vita, travolti da una valanga, Pietro Gilodi, 59 anni di Cellio, e il torinese Franco Giuliano (42), anche lui esperto alpinista. Gilodi era molto conosciuto in zona proprio per la sua passione per la montagna, che lo aveva portato a diventare istruttore nella sezione di Varallo del Cai, oltre che gestore di vari rifugi ad alta quota (tra cui la Capanna Margherita) e volontario del Soccorso alpino.
La richiesta di archiviare la posizione di Viotti e quindi di non rinviarlo a giudizio era partita dalla Procura della Repubblica ed è stata confermata dal tribunale di Aosta: le due vittime, Viotti e la quarta persona che era con loro, il coggiolese Edoardo Bozio, 34 anni, stavano affrontando l’escursione scialpinistica in qualità di amici. Viotti in quel momento non stava esercitando la sua professione di guida alpina e non sussistono quindi i termini per condurlo a processo. Viotti fu l’unico a non essere travolto dalla slavina che si staccò dal monte Rutor : era l’ultimo della fila, il primo era il valsesserino. Ramponi ai piedi, procedevano a circa 15 metri l’uno dall’altro. Bozio venne trascinato per circa cento metri, ma riuscì a uscire dalla valanga senza conseguenze. Non fu così per Gilodi e Giuliano, che finirono oltre un salto di roccia.
I due superstiti si misero subito alla ricerca dei compagni di salita tramite l’Arva, ma non ottennero alcun segnale. Capirono allora che gli amici erano stati sbalzati oltre un salto di roccia, si avvicinarono per avere conferma dei loro sospetti e videro i due corpi. Per loro non c’era ormai più niente da fare. Le salme vennero recuperate dall’elicottero e ricomposte all’obitorio di Courmayeur
Gilodi, detto Gildo, era originario della Merlera di Cellio e la sua morte toccò profondamente gli alpinisti e gli appassionati di montagna della zona. Furono tantissimi coloro che parteciparono al suo funerale, celebrato nella chiesetta della sua frazione, troppo piccola per contenere tutti.
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