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Nonna di Cavallirio contro il distanziamento a scuola: cresciamo ragazzi senza il senso della comunità

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Nonna di Cavallirio esprime timori e perplessità riguardo al distanziamento a scuola.

Nonna di Cavallirio contro il distanziamento a scuola

«Va bene osservare le elementari norme igieniche, ma non si sta esagerando con i divieti?». A chiederselo è una nonna di Cavallirio, Isabella Bergeri, preoccupata in particolare che l’imposizione del distanziamento sociale, trasformi i giovani in «solitari, dipendenti dai social». Il clima di terrore, mette in evidenza la nonna, pone delle questioni didattiche ed etiche.

Lockdown in serenità

«Sono nonna di due bimbi di nove e quattro anni – racconta in una lettera Bergeri -. Tutti in famiglia abbiamo cercato di far loro vivere il periodo di lockdown, e i mesi che ne sono seguiti, nella maniera più serena possibile. Ci siamo riusciti grazie anche al fatto di abitare in un piccolo paese circondato da boschi e prati».
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È mancata la scuola

«Ai miei nipoti – prosegue Bergeri – soprattutto al grande, mancava la scuola. Con le sue regole, con gli amici, con i compagni di classe, con le maestre. Finalmente la scuola è cominciata e io ho iniziato a preoccuparmi. Tutte queste regole, divieti, imposizioni faranno bene ai bambini? D’accordo le precauzioni, il lavarsi di frequente le mani, il non mangiare cibo di altri, avere il fazzoletto sempre pronto in tasca. Ma sarà giusto imporre il “distanziamento sociale” ai bambini?».

Situazione traumatica?

I giovani a scuola non si possono toccare, abbracciare, dare pacche sulle spalle. Non possono scambiarsi la penna o il quaderno, devono restare fermi nel loro solitario banco. Tutto ciò mi sembra abbastanza traumatico, senza contare la paura del tampone. Quando questa brutta situazione passerà avranno ancora la voglia di “socializzare” o li avranno trasformati in solitari dipendenti dai social?».

La polizia locale in classe

Bergeri conclude con alcune considerazioni: «Sono la sola a pormi queste domande? A tutti gli altri nonni genitori famiglie sta bene? È lecito che per far rispettare le regole entri nelle aule la polizia locale a “controllare”?  È giusto che una bidella apostrofi malamente un ragazzino che si è dimenticato la mascherina? È normale che la stessa mamma che porta il figlio a scuola “mascherato”, giri per mezza giornata nel centro commerciale più affollato della provincia e poi non lasci avvicinare il bimbo all’amichetto incontrato nel parco? Se tutto questo normale io sono una nonna troppo apprensiva e sensibile».

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