Seguici su

Attualità

Operatori in struttura lasciati soli | LA LETTERA

Pubblicato

il

coronavirus in provincia

Operatori in struttura lasciati soli: l’appello alle istituzioni.

Operatori in struttura lasciati soli

Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta da una persona che opera in una struttura assistita nell’ambito dei servizi socio-assistenziali Valsesia-Valsessera. È un appello anonimo alle istituzioni affinché si presti maggiore attenzione alla salute di questi operatori.

Strutture socio-assistenziali

Volevo segnalare la situazione in cui alcuni operatori socio-sanitari sono costretti a lavorare. A noi i tamponi non li hanno ancora fatti e siamo senza informazioni adeguate a combattere il Coronavirus all’interno delle strutture dove vengono ospitati anziani e persone con disabilità. Sto terminando la mia quarantena in casa dopo aver avuto febbre, così come è capitato a colleghi e colleghe.

Operatori contagiati

Ora sto meglio. Da quattro giorni non ho più febbre ma fino a metà marzo sono stata in servizio e non ci si è resi conto che il Coronavirus era già dilagato. So che in pochi giorni dieci operatori sono rimasti a casa in malattia e messi in quarantena. Tutti con gli stessi sintomi: perdita dell’olfatto e una febbre che non voleva andare via. C’è anche chi tra noi è stato portato in ospedale proprio perché la situazione si era aggravata. E speriamo che si rimetta in fretta.

Come se nulla fosse

Scrivo questa lettera per far presente che non solo chi lavora in strutture ospedaliere, ma anche gli operatori e le operatrici socio-sanitarie sono in prima linea. Purtroppo il fenomeno del Coronavirus non è stato preso subito in considerazione come avrebbe dovuto essere e una nostra ospite purtroppo è anche morta.

Il virus dilaga

Tutto è iniziato un mese fa quando una collega si era messa in malattia, ma nessuno ci ha informato sul motivo reale. Abbiamo continuato a lavorare come se nulla fosse. Senza mascherine, né occhiali. Anche io, parlando con una collega, avevo chiesto se non fosse il caso di proteggersi visto il dilagare del virus. Tre giorni dopo inizio ad avere la febbre, e poi altri come me. Ho dovuto rimanere a casa con febbre a 39 e tanta paura che le cose peggiorassero.

Non siamo carne da macello

Ora va meglio, mi è andata bene. Ma alla luce della mia esperienza credo che sia quanto mai importante effettuare tamponi chi lavora in strutture ospedaliere o strutture socio-sanitarie. Noi lavoriamo in un ambiente chiuso, a stretto contatto con i nostri pazienti e utenti. Il rischio che corriamo è davvero alto. Ci siamo anche noi: e non siamo carne da macello».

Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *