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Palestre chiuse, la rabbia dei gestori: “Danni enormi e ristori da elemosina”

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Palestre chiuse, la rabbia dei gestori: «Aiuti? Per ora sono pari a zero».

Palestre chiuse, la rabbia dei gestori

Palestre e centri sportivi stroncati dalle politiche anti-Covid. Dalla fine dello scorso febbraio a oggi il settore ha perso in media tra il 70 e l’80 per cento delle entrate, mentre ben venti milioni di persone in Italia sono state costrette all’inattività fisica. In un momento, tra l’altro, dove di salute ci sarebbe particolarmente bisogno.

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Perdita di circa 5 miliardi

La perdita stimata da Anif (Associazione nazionale impianti fitness e sport), è di oltre 5 miliardi e mezzo di euro. «E del resto è facilmente immaginabile – afferma Riccardo Guerrini, titolare della palestra Free time a Quarona e socio benemerito Anif – con quasi metà anno di chiusura alle spalle». Anif parla di 100mila strutture, con un milione di addetti, delle quali molte rischiano di non farcela a ripartire.

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Adeguati alle norme di sicurezza e poi chiusi

«La chiusura delle palestre – prosegue Guerrini – è assurda. Ancora nel penultimo Dpcm veniva riconosciuta l’importanza delle imprese che svolgono attività dirette al benessere dell’individuo attraverso l’esercizio fisico, per poi decretarne la chiusura dopo otto giorni. Una decisione, tra l’altro, arrivata dopo averci obbligato ad attrezzarci con una serie di misure, anche costose, giustamente prese per sanificare gli ambienti.».

«Gli aiuti? Inesistenti…»

«In tivù si sente dire che ci sono un sacco di aiuti: non è vero – prosegue Guerrini -. Sono arrivati 600 euro, poi aumentati a 800, al mese per i collaboratori sportivi, ma per le associazioni dilettantistiche ancora nulla. Intanto però le spese fisse ci sono, come l’affitto dei locali e, nel mio caso, un investimento da 60mila euro per il centro benessere.

Sussidi difficili da richiedere

Gli aiuti in realtà ci sarebbero anche, ma le pratiche per ottenerli sono talmente bizantine che molti ci rinunciano. «Ci vogliono tre giorni di lavoro del commercialista, per ricevere magari mille euro. C’è anche un aiuto a fondo perduto dell’Agenzia delle entrate, ma anche questo non è facilissimo da ottenere. A tutte le partite Iva, sono stati garantiti dallo Stato prestiti per 25mila euro al tasso dell’1 per cento, più le spese di istruttoria. In questo caso mi sembra proprio una presa in giro».

Un danno sociale e di salute

«L’attività fisica – afferma Guerrini – è la vera prevenzione alle malattie. Ho tantissimi clienti che devono fare attività fisica per motivi di salute, dalla riabilitazione post-operatoria, alle attività motorie contro l’obesità e per correggere la postura. L’associazione calcola che da metà febbraio si siano allontananti dallo sport circa 12 dei 20 milioni dei precedenti iscritti, andando ad aumentare la massa dei 23 milioni di sedentari e «accrescendo i candidati a malattie croniche, quali quelle cardiovascolari, respiratorie e diabete, che purtroppo fanno 350mila morti all’anno».

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