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Protesta degli ambulanti a Torino: «Fateci lavorare, stiamo morendo di fame»

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Protesta degli ambulanti di Porta Palazzo, a Torino: «Tra poco le catene le metteremo al collo».

Protesta degli ambulanti a Torino

Continuano le proteste degli ambulanti non-alimentari di Porta Palazzo, il mercato più grande d’Europa. Già ieri mattina, lunedì 22 marzo, avevano manifestato davanti alla Prefettura di Torino; oggi invece hanno voluto ribadire il loro disagio proprio dove di solito montano i loro banchi.

Da oltre un anno sono costretti a non lavorare o lavorare poco, in maniera incostante e senza alcun ristoro statale. «Queste sono le catene di un Governo incompetente» si legge nel cartello di uno dei manifestanti.

Presente il sindacato Goia

A farsi portavoce della protesta Giancarlo Nardozzi, presidente nazionale del sindacato Goia, Gruppo Organizzato di Imprese Autonome. Queste le sue parole: «Vogliamo tornare a lavorare – dice -, perché stiamo morendo di fame. Il governo deve fare qualcosa, non possiamo andare avanti così. Tra contributi Inps, affitti e licenze, le spese non si fermano, ma gli aiuti economici non sono sufficienti».

Commercianti in catene

«Se non ci fanno lavorare, ci toccherà vivere da abusivi o vendere fuori dai mercati, per le strade» spiegano i commercianti. Hanno aderito alla protesta oltre duecento persone, provenienti da Torino e dall’area metropolitana. Simbolo del presidio di oggi sono state le catene. Gli ambulanti si sono infatti incatenati l’uno all’altro per manifestare la loro condizione passiva.

«Tra un po’ queste catene ce le mettiamo qui», commenta disperata una delle presenti. E un’altra aggiunge: «Lavoriamo all’aperto e si possono distanziare i banchi e i clienti, dov’è il pericolo? Siamo bloccati soltanto noi mentre gli shop online e gli ipermercati lavorano con i nostri articoli senza blocchi. O la legge è uguale per tutti o non ha senso».

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