Attualità
Scoperto a Borgosesia il primo caso di “variante inglese” del Covid
Scoperto a Borgosesia il primo caso di Covid con variante inglese riscontrato in Piemonte: la giovane paziente, che era rientrata dal Regno Unito, ora sta meglio.
Scoperto a Borgosesia un caso di variante inglese
Covid con variante “inglese”: è una 27enne di Borgosesia la prima persona individuata positiva in Piemonte. La scoperta è stata fatta dal laboratorio Analisi e Microbiologia dell’Asl di Vercelli diretto da Fulvia Milano.
E’ stata proprio grazie a una sua intuizione se è stato possibile scovare la variante inglese. La dottoressa a ottobre durante la presentazione a Borgosesia della nuova macchina per i tamponi veloci donata dalla Fondazione Valsesia Onlus aveva spiegato che i campioni giudicati “interessanti” sarebbero stati conservati. Quando è iniziata a circolare la notizia della variante inglese ha deciso di far analizzare i campioni di un gruppo di persone rientranti dall’Inghilterra andando a scovare il caso della 27enne. La ragazza era rientrata con alcuni sintomi dal Regno Unito e sottoposta a tampone nel pit stop di Borgosesia. Ora sta meglio.
L’identificazione del virus
A consentirne l’identificazione è stata la collaborazione tra l’ospedale Amedeo di Savoia e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in particolare la sinergia tra di competenze scientifiche e dotazioni tecnologiche avanzate.
«Il laboratorio analisi dell’Asl di Vercelli si conferma una eccellenza – sottolinea il sindaco e parlamentare Paolo Tiramani -. E’ stato individuato il primo caso di Covid con variante inglese. Si tratta di una persona residente in città, di ritorno dall’Inghilterra prima delle vacanze di Natale». Poi assicura: «Il caso è stato seguito dalla struttura preposta e sono state prese tutte le misure previste dal protocollo nazionale».
I test
«E’ la dimostrazione – evidenzia l’assessore regionale alla Ricerca Covid, Matteo Marnati – che con i nostri test siamo in grado di intercettare tutte le varianti e, visto che il singolo caso non ha dato luogo a focolai, possiamo affermare che l’attività di prevenzione ha ben funzionato permettendo l’immediata identificazione del paziente».
Marnati ricorda anche che a dicembre, quando era stato lanciato l’allarme per la diffusione di questa variante del virus pandemico, aveva chiesto che le strutture si adoperassero per scoprire eventuali sue presenze e fa presente che «dalla valutazione dei reagenti che vengono utilizzati dai laboratori pubblici e accreditati si era verificato che l’eventuale variante era coperta, in quanto reagenti utilizzati e test acquistati dal Dirmei e dalle Asl prevedono la ricerca di più geni».
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